Il laico Dio 2: il vecchio e il nuovo

Nell’Antico Testamento la circoncisione, il divieto di nutrirsi di cibi impuri, i sacrifici di animali sono fra i segni dell’Alleanza con Dio. Sono segni d’imperfezione e di rinuncia che saranno aboliti con la venuta di Cristo, fenomeni comuni anche fuori dell’Ebraismo e che rispondono ad un oscuro senso di colpa, generato dalla consapevolezza di quel sentimento di sofferenza e angoscia, quella coscienza di essere fuori-posto, che accompagna l’uomo dalla nascita: per così dire la sua innaturale condizione naturale, la radiazione di fondo del suo universo psichico. Perché anche nella gioia più vera e serena l’uomo sente di vivere un momento interlocutorio, sente che qualcosa gli manca: la compiutezza di tale felicità. Per il Cristianesimo l’insoddisfazione bene intesa è segno di santità; non è un segno d’egoismo; e l’immortalità è la giusta ambizione dell’uomo; cosicché ogni vera felicità è in effetti una promessa di felicità, una conferma alle nostre speranze. Da questa condizione, da questo sentimento di sofferenza che è alla base di tutte le nostre conoscenze, nostro educatore, ci sono due modi di sfuggire: verso l’alto o verso il basso. Verso l’alto si accetta questa sofferenza esistenziale, questa nota grave e continua distinta dalle altre normali sofferenze, piccole e grandi, della vita, in vista di un fine più alto.  Verso il basso la si sfugge, come liberandosi di un peso, rinunciando alla speranza.  Questa rinuncia, una droga potente che amplifica false qualità di pazienza e concentrazione, è la bestemmia contro lo Spirito Santo del Vangelo. Perché come la Fede sta al Padre, e la Carità sta al Figlio, così la Speranza sta allo Spirito Santo.

Perciò io vi dico: qualunque e peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. Chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.” (Matteo 12,31)

Chi rinuncia alla speranza nasconde sotto terra il proprio talento (Matteo 25, 14-30), o ripone la mina nel fazzoletto (Luca 19,11-26): se il peccato in genere è frutto della fragilità dell’uomo, e il parlar male di Dio o di Gesù può essere frutto di errore in buona fede – anche vita natural durante – , con la rinuncia alla ricerca del bene e alla speranza è l’uomo che attivamente si allontana da Dio.

Se uno vede il suo fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi e Dio gli darà la vita come a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte. Ma vi sono peccati che conducono alla morte; per questi dico di non pregare. Ogni iniquità è peccato; ma vi è peccato che non conduce alla morte. (Giovanni, Prima Lettera)

Ora bisogna dire che la Legge Mosaica, intesa come quell’insieme di ordini e prescrizioni dati da Dio nel suo intervento straordinario in effetti si divide in due Leggi. Una Legge di Vita, i Dieci Comandamenti, che sarà chiarita e completata da Gesù.  Che spiegherà, condensandola:

“Amerai il Signore Dio Tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti” (Matteo, 22, 37-40)

“Il primo è: ascolta Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il signore Dio Tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi” (Marco, 12, 29-31)

Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella legge? Che cosa vi leggi?” Costui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”. (Luca 10,26-28,)

Detto che Gesù in queste espressioni usa delle citazioni dell’Antico Testamento (Deuteronomio 6,5; Levitico 19,18,) bisogna notare che più volte  il testo biblico indica Dio stesso come autore materiale del Decalogo sulle due tavole di pietra:

Queste parole disse il Signore a tutta la vostra assemblea sul monte, in mezzo al fuoco, alle nubi e ai nembi: voce grande! Non aggiunse altro; le scrisse su due tavole di pietra e le diede a me. (Deuteronomio, 5, 22)

Vi ha rivelato la sua Alleanza, ordinandovi di praticarla: le dieci parole, e le ha scritte su due tavole di pietra. (Deuteronomio, 4, 13)

In quel tempo il Signore mi disse: “Taglia due tavole di pietra e sali da me sul monte; costruisci anche un’arca di legno. Scriverò sulle tavole le parole che si trovavano sulle prime tavole che tu hai spezzato e tu le metterai nell’arca.” […] Il Signore scrisse sulle tavole com’era scritto prima, le dieci parole che vi aveva detto sul monte, in mezzo al fuoco, nel giorno dell’assemblea, e me le consegnò. (Deuteronomio, 10, 1-4)

“… il Signore mi aveva dato le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio, sulle quali erano tutte le parole che il signore vi aveva detto sul monte, in mezzo al fuoco, nel giorno dell’assemblea.” (Deuteronomio, 9, 10)

 Di questa Legge Gesù dirà ancora:

“Non crediate che io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non uno jota, non un apice cadrà dalla Legge, prima che tutto accada. Chi dunque scioglierà uno di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli; chi invece li metterà in pratica e insegnerà a fare lo stesso sarà considerato grande nel regno dei cieli. Vi dico infatti che, se la vostra giustizia non sorpasserà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo, 5, 17-20)

Allora lo scriba gli disse: “Hai detto bene Maestro, e secondo verità che egli è l’unico e non v’è altri all’infuori di lui.; amarlo con tutto il cuore e con tutta la mente  e con tutta la forza e amare il prossimo come te stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici” (Marco, 12, 33-33)

La seconda legge degli scribi e dei farisei è quella che regola dettagliamente la vita del popolo terreno d’Israele: non, ovviamente, una legge sbagliata, ma una Legge insufficiente, non una Legge di Vita, che Dio elenca a Mosè dopo l’enunciazione del Decalogo.

Queste sono leggi che esporrai davanti a loro. (Esodo, 21, 1)

In quel tempo mi ha ordinato di insegnarvi prescrizioni e decreti perché li pratichiate nella terra dove state per passare a prenderne possesso. (Deuteronomio, 4, 14)

E nell’episodio evangelico già citato è significativo che Gesù attribuisca a Mosè una legge che è pur uscita dalla bocca di Dio:

Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore, Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così”

E questa non fu scritta dal dito di Dio sulle tavole di pietra ma solo dettata a Mosè.

 Mosè scrisse questa legge e l’affidò ai sacerdoti, figli di Levi, che portavano l’arca dell’Allenza del Signore, e a tutti gli anziani d’Israele. (Deuteronomio, 31, 9)

Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai leviti … (Deuteronomio, 31, 24)

Questa legge già positiva, che con l’affermarsi della civiltà greco-romana, poteva apparire barbara e spietata, aveva però dei punti fermi che mancavano altrove: la condanna in ogni caso dell’incesto, il divieto in ogni caso di sacrifici umani, il divieto in ogni caso della poligamia, la condanna in ogni caso dell’idolatria, il divieto esplicito della prostituzione sacra.

Con la venuta di Cristo, nella maturità dei tempi, i tempi della filosofia greca e dell’universalismo statuale romano, siamo liberati dalla schiavitù del peccato e dalla Legge Mosaica. Non siamo più figli adottivi, ma figli veri in quanto santificati dalla fratellanza col Figlio di Dio: non ci è più richiesta la circoncisione,  né la rinuncia a qualche cibo particolare, segni di vergogna che accompagnavano come un’ombra il piacere; e i sacrifici ripetuti periodicamente di animali sono stati aboliti dal sacrificio fatto una volta per tutte dell’Agnello di Dio. E la Promessa fatta ad un popolo si è estesa ad ogni popolo. E al vecchio popolo d’Israele che aspettava il Messia si è sostituito un nuovo popolo d’Israele che aspetta la fine del mondo, nel quale ogni singolo uomo è partecipe di un’Adunanza Universale, Katholike Ecclesia. Mentre la seconda parte della Legge, quella mortale e positiva,  è lasciata alla raggiunta maturità degli uomini.

Con la venuta di Gesù ogni idolo è distrutto.  Nessuna cosa terrena si potrà più sposare all’assoluto. Deassolutizzato il concetto di famiglia, di clan, di tribù, nazione l’uomo è spiritualmente libero e posto di fronte al suo destino ultraterreno con la forza della testimonianza di Cristo. E questo mondo è posto per sempre sotto il regime di una legge transitoria. Tutto ciò ovviamente è in perfetta armonia con le Leggi di Natura, scritte nel cuore dell’Uomo, indagate da sempre in ogni angolo della terra, ma solo la forza dell’avallo esplicito del Dio cristiano poteva porle per sempre alla base della nostra civiltà. Questa è la dinamica nascosta della civilità occidentale, in perpetua evoluzione e aggiornamento nonostanze le ricadute millenaristiche. Frutti maturi di questo processo,  anche il Rinascimento e l’Illuminismo ad esempio hanno una loro carica millenaristica, che con l’emancipazione dell’uomo da Dio  in realtà tenta di uscire da questo regime transitorio e fondare il Regno di Dio su questa terra, cosicché l’esplosione libertaria si risolve collassando nel dispostismo e nel totalitarismo; ma la civiltà cristiana tuttavia alla lunga progredisce, poggiando sui suoi dogmi teleologici, ed esprimendo tutto il suo relativismo nelle cose di questo mondo. O come altri hanno già detto con altre parole:

Il progresso e il cambiamento – purché siano vissuti come necessità e non come volontà positive da idolatrare – sono perciò alle fondamenta dell’odierna società occidentale, anche nelle sue epifanie atee e postumane – giacché il pesce può ribellarsi al corso del fiume, ma rimane sempre nelle sue acque.
Ecco perché il costume occidentale è sorretto dalla morale cristiana anche quando esibisce lascivia e decadenza: noi uomini non pretendiamo di sbirciare furtivamente il disegno della Provvidenza e di imporlo agli altri, il Dio degli ebrei e dei cristiani rispetta la nostra libertà e non agisce direttamente nella Storia.

3 thoughts on “Il laico Dio 2: il vecchio e il nuovo

  1. fa sempre piacere scovare un nuovo blog di alta qualità. Qui abbiamo un cattolico che non si vergogna di esserlo. Qualcosa di sempre più raro. Complimenti! 🙂

  2. Diciamo che sono stato un po’ filosofo fin da piccolo e spesso con la testa fra le nuvole al limite della goffaggine. Ho sempre sentito il bisogno di stare con me stesso e chiarirmi fra me le cose. Dovrebbe essere una cosa naturale in tutti ma in genere l’uomo tende a fuggire da se stesso. Anche se sono di famiglia cattolica nella mia vita non sono stato davvero un gran frequentatore di chiese; ma non per un rifiuto: solo per quel bisogno di chiarezza di cui ho già detto. In certe cose solo nella solitudine si trova la forza delle proprie convinzioni. Quello che penso è tutto mio e detto a modo mio e viene fuori senza alcuna forzatura; non sono spinto da alcun spirito di fazione. Dico quello che penso e nonostante tutta questa mia filosofia … mi si gonfia un po’ il petto quando sento parlare di “blog di alta qualità”! Che bestia, l’uomo! 🙂

  3. Ah, ti riferivi a quel post…
    No, via: non sarò propriamente al di sopra delle parti, ma mi sembra che la citazione verta sull’argomento giusto, cioè la messa a fuoco della “mission” storica del cristianesimo, che ha liberato l’uomo dalla sudditanza alle forze pagane della natura.

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