Massacri e torture?

Se un giorno a Dante Alighieri, dopo aver girovagato per Inferno, Purgatorio e Paradiso, ed aver riposato per sette secoli nella tomba in attesa del Giudizio Finale, venisse voglia di fare una rimpatriata nostalgica, alla frontiera del paese probabilmente gli accadrebbe di fissare gli occhi su un curioso, inesplicabile cartello:

PER ME SI VA VERSO L’ETTERNO FASCISMO/LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CH’ENTRATE

Almeno è quello che temo, dai toni di una piccola discussione sostenuta nel sito di Noise from Amerika, ed innescata, per quel che mi riguarda, da questo commento. Di seguito gli interventi del sottoscritto.

Disturbing? Come on, pleeeeeease… Just a little bit of common sense non guasterebbe proprio. Se un marziano capitasse in Italia e sentisse parlare del “massacro” e delle “torture” della Bolzaneto e della Diaz, a cosa penserebbe, se non a famiglie che ancor oggi piangono i propri morti? A orbi, sciancati e zoppi che ancor oggi si portano dietro i segni delle torture? E invece, tra le vittime di queste ormai mitiche imprese fasciste non c’è nessun morto, nessun ferito che non se la sia cavata con qualche settimana al massimo – per quello che ne so io – di cure. Vogliamo andare a vedere tutte le volte che la polizia di altri paesi democratici e civili ha abusato dei propri poteri e si è spinta nell’arbitrio? Perché non vogliamo parlare del ricatto di tanti sedicenti democratici di razza purissima e superiore, della manovalanza che mette a ferro e fuoco una città, con centinaia di automobili incendiate, e degli spettatori compiaciuti e complici nelle strade e nelle stanze dei giornali, che non aspettano altro che la polizia perda la testa, pur di provare che viviamo in un paese fascista? Ma dai… Così da permettere al magistrato di turno, qualche anno dopo, come ha fatto oggi il PM Zucca di sentenziare tartufescamente nella requisitoria contro gli imputati per i fatti della Diaz: “Speriamo che la sentenza riporti alla luce e abbia come base il principio fondamentale della democrazia, che è che la polizia rispetti la legge. Noi avremmo voluto che lo facesse. I fatti che abbiamo illustrato sono così gravi perché minacciano la democrazia più delle molotov lanciate.” Dio che ipocrisia! Ma pensi al codice penale, questo giustiziere democratico, e non dia lezioni di democrazia da quattro soldi al popolo bue. “Noi avremmo voluto che lo facesse.” No, non è vero: c’era buona parte dell’Italia democratica che sperava proprio il contrario e che per i fatti della Bolzaneto e della Diaz strinse i pugni per soddisfazione. (Zamax, 17 Luglio 2008, 20:42)

Per rispondere anche a Boldrin. Non ho detto che alla Bolzaneto e alla Diaz non sia successo nulla. La polizia sbagliò ma gli eccessi vanno almeno contestualizzati. Il governo Berlusconi si era appena insediato. La sinistra vide nel G8 un’inconfessabile occasione per dare una spallata al governo e alimentò coi suoi silenzi e le sue mezze parole il clima di scontro, col suo stare “né da una parte né dall’altra” di triste memoria. E’ un po’ ipocrita mettere le persone in situazioni impossibili, e poi dal loro la colpa se non si dimostrano professionalmente impeccabili. Ammettiamo pure che non solo non si dimostrarono tali, ma che non andarono nemmeno lontanamente vicini a standards accettabili. Questo giustifica vaniloqui sulle sorti della democrazia, solo per impressionare l’opinione pubblica? Quando i PM parlano, come hanno fatto, di “massacri” e “torture”, usano termini che in lingua italiana hanno un significato ben preciso, e che suonano quantomeno offensivi per le vittime dei veri massacri e delle vere torture in giro per il vasto mondo.

E su questo ho il forte sospetto che i bassi istinti che le forze dell’ordine hanno sfogato a Bolzaneto e Diaz si sono scatenati anche perché in maniera informale e’ stata data loro via libera dagli elementi fascistoidi della maggioranza di destra allora al governo. [da un commento di A.L., N.d.Z.]

Questo è il messaggio subliminale che la magistratura inquirente vuol fare passare. E cioè, anche se non si può dirlo a chiare parole (tanto ci penseranno i giornali & C. a completare il pensiero), in ultima analisi i fatti della Bolzaneto e della Diaz non sono concepibili senza la particolare natura del governo Berlusconi. Ma tutto ciò non ha alcun senso. IL Governo si era appena insediato e tutti si rendevano conto che il G8 era una gran brutta gatta da pelare, davanti agli occhi di tutto il mondo. Fascisti magari sì, ma scemi fino a questo punto…. (Zamax, 18 Luglio 2008, 14:24)

Sapevo io che ad usare la parola “contestualizzati” mi fregavo da solo. Perché in effetti concetti simili sono spesso serviti in Italia per scusare l’inscusabile. Ma io non l’ho usata a sproposito. Oh capisco lei vuole dire che in un paese decentemente civile la polizia dovrebbe sempre saper come comportarsi no matter what. Ma in un paese dove le adunate semisediziose, le okkupazioni proletarie, gli espropri sempre proletari, gli scioperi selvaggi ecc. ecc, sono sempre state considerate dalla cultura dominante – democratica senza fallo e di sinistra – cose semilegali, i corpi di polizia non si sono mai sentiti con le spalle coperte dalle istituzioni; non per manganellare a destra e a sinistra, ma per fare il proprio dovere. Cosicché quando le cose si facevano dure, i nostri piedipiatti si sono sempre barcamenati tra la frustrazione impotente e le sfuriate rabbiose. E se dobbiamo trovare un colpevole, più degli altri, di questa incertezza del diritto come non vederlo in quella stessa sinistra che per i sessant’anni del dopoguerra non ha fatto altro che delegittimare istituzioni e maggioranze politiche regolarmente elette, veicolando ossessivamente, velenosamente, nell’opinione pubblica l’idea di essere governati non da inetti o incapaci passabilmente trafficoni, ma volta a volta da: clerico-fascisti, golpisti di stato, stragisti di stato, corrotti, mafiosi ecc. ecc. E’ questa grande tribù sedicente democratica che ha educato tutte le piccole tribù peninsulari ad appropriarsi del proprio pezzetto d’Italia. Ma il governo Berlusconi nel 2001 – circoscrivendo il problema alla pubblica sicurezza – in quattro e quattr’otto avrebbe dovuto raddrizzare questa situazione. Siccome non credo oggi alla favole della Napoli ripulita dall’immondizia dai miracoli di Supersilvio, non credevo neppure a quel tipo di miracolo, e non lo pretendevo. Se poi pensiamo di costruire un paese “liberale” auspicando una sorta di grandiosa palingenesi morale, beh, nella storia non è mai successo. (Zamax, 18 Luglio 2008, 21:43)

Calma. E sangue freddo. Io sono intervenuto proprio perché ho letto l’articolo del Guardian. Est modus in rebus. Io non faccio l’avvocato di nessuno, anche se non nascondo le mie preferenze politiche, qui e ora in Italia. Io ho cercato di dare un’interpretazione equilibrata dei disordini del G8. La mia, ovviamente. Se da quello che è successo si vuol trarre la conclusione che questi e quelli pari sono, sorry, ma è una cosa che funziona solo come trappola retorica, ma non regge alla prova dei fatti. L’articolo del Guardian termina in effetti così:

That is about fascism. There are plenty of rumours that the police and carabinieri and prison staff belonged to fascist groups, but no evidence to support that. Pastore argues that that misses the bigger point: “It is not just a matter of a few drunken fascists. This is mass behaviour by the police. No one said ‘No.’ This is a culture of fascism.” At its heart, this involved what Zucca described in his report as “a situation in which every rule of law appears to have been suspended.” Fifty-two days after the attack on the Diaz school, 19 men used planes full of passengers as flying bombs and shifted the bedrock of assumptions on which western democracies had based their business. Since then, politicians who would never describe themselves as fascists have allowed the mass tapping of telephones and monitoring of emails, detention without trial, systematic torture, the calibrated drowning of detainees, unlimited house arrest and the targeted killing of suspects, while the procedure of extradition has been replaced by “extraordinary rendition”. This isn’t fascism with jack-booted dictators with foam on their lips. It’s the pragmatism of nicely turned-out politicians. But the result looks very similar. Genoa tells us that when the state feels threatened, the rule of law can be suspended. Anywhere.

Mettere al centro di suggestioni apocalittiche i fatti della Diaz e della Bolzaneto fa semplicemente ridere chi abbia ancora la testa sulle spalle. (Zamax, 19 Luglio 2008, 13:13)

Mah! Che lei dica di non essere d’accordo, lo capisco. Che lei dica che io giustifico – almeno indirettamente – pestaggi e detenzioni illegali, non lo capisco. Che siano state “organizzate” e, soprattutto, avallate politicamente son cose tutte da provare. La seconda ipotesi poi – l’avallo politico – secondo me non sta né in cielo né in terra. Io ho cercato di riportare le cose alla loro esatta dimensione, non a giustificarle. Comunque ognuno può pensarla come vuole. Non siamo mica -ancora – nel Ventennio. (Zamax, 19 Luglio 2008, 17:45)

Una soluzione maliziosa ai suoi quesiti potrebbe essere che ai gradini più bassi – con quel governo, con quel primo ministro, con quel ministro dell’interno – si sentissero più liberi di agire in un certo modo. E ritenessero di averne un tacito avallo. Cioè che considerassero proprio abbastanza fascisti i loro superiori. Ma io non credo neanche a questa. La mia spiegazione è culturale in senso più largo, che è quella di cui ho delineato sommariamente i tratti più sopra, quando ho accennato alla particolare posizione dei corpi di polizia nella considerazione dell’opinione pubblica e all’incertezza del diritto. Comunque fare dei fatti della Bolzaneto e della Diaz una specie di luogo della memoria o un turning point della nostra storia recente, mi sembra solo uno di quei miti di cui s’inebria la sinistra nostrana da più di mezzo secolo. Questo è il succo di quello che intendo dire. Minimizzo? Può darsi, ma non credo. (Zamax, 19 Luglio 2008, 19:56)

Scusi, perché strilla? Se l’articolo di Boldrin avesse trattato di argomenti strettamente economici, la zampetta dentro il blog l’avrei messa con molta, molta prudenza, viste le mie cognizioni in materia, che non sono comunque quelle di uno completamente a digiuno. Ma l’articolo era di stampo politico, nel senso più largo del termine, e di tono abbastanza apocalittico. Qualcuno poi ha tirato fuori dal cilindro i fatti del G8 2001 conditi di allusioni al fascismo, la qual cosa mi è parsa una grossolana esagerazione. E sono intervenuto come per dire: diamoci una calmata. Punto.

Quanto al resto. La questione morale – dal punto di vista della propaganda politica – è un’invenzione di Berlinguer negli anni ’70. Che a fare l’alfiere di questa crociata moralistica fosse il capo di un partito alimentato dall’oro di Mosca e che curava con professionale pervasività rapporti osmotici con un pezzo importante dell’economia italiana – quantomeno e non solo – fa semplicemente sorridere, o no? In un certo senso la questione morale fu la continuazione del comunismo con altri mezzi. Dalla fine della seconda guerra mondiale, la sinistra italiana ha sempre avocato a sé, nel panorama domestico, l’esclusiva della democraticità. Lo ha fatto perché era di radice comunista. E questo ha avvelenato e bloccato la vita politica nel nostro paese quasi fino ad oggi. Per dimostrare questa esclusiva di democraticità fino agli anni ’70 bastò il patentino marxista. Ma il declino dell’impero sovietico, i fatti cambogiani ecc. ecc., il terrorismo interno, spinsero la sinistra a rimaneggiare la propria immagine. Fu un ritorno all’originario giacobinismo: il partito dei democratici e degli onesti. Portavoce principale: il nuovo quotidiano La Repubblica. Ma il tacito corollario era sempre lo stesso: gli altri non erano né democratici né onesti. Oggi la sinistra, con la solita disinvoltura, ha fatto della figura di Aldo Moro un santino della parte giusta, dimenticando che prima di essere “processato” e “giustiziato” dalle Brigate Rosse, lo stesso Aldo Moro si era alzato in Parlamento dicendo che “la Democrazia Cristiana non si farà processare”. E’ inutile che oggi si voglia far passare Berlusconi per la grande anomalia della democrazia italiana. Berlusconi è solo l’ultimo episodio della saga del grande complotto antidemocratico di cui si nutre l’infantilismo della sinistra nostrana: la legge truffa, i clerico-fascisti, la mistica del golpe sempre incombente, la Dc che copriva le stragi di stato, la P2, e poi negli anni ’80 i ladrocini del socialfascista Craxi, colpevole in realtà – ovviamente – di essersi opposto alla resa della Dc al Pci, ragion per cui alla fine fu messo in mezzo e eliminato dai postcomunisti e dalla sinistra Dc, non a caso oggi le anime (morte) del Partito Democratico. Che l’antiberlusconismo sia solo l’ultima versione di questa pulsione giacobina della sinistra italiana lo si ricava facilmente prendendo in mano i libri e i giornali degli anni ’60, ’70, quando l’Italia visse un epocale ed inevitabile cambiamento di costumi che la sinistra cavalcò e guastò. Nel 1960, quasi mezzo secolo fa!, Pannunzio – non un comunista – scriveva sul Mondo:

Siamo o meno alla vigilia di un nuovo ‘22? Non si tratta di un problema accademico. […] Insomma il fascismo degli anni sessanta non può essere il fascismo degli anni venti: ma non per questo il fenomeno del ‘60 è qualcosa di profondamente diverso da quello del ‘20. È finito il fascismo delle squadre d’azione, della violenza combattentistica, del nazionalismo esasperato: è rimasto – e in qualche misura – lo spirito antidemocratico, la tendenza all’autoritarismo, la pressione degli interessi economici; e c’è, inoltre essenziale novità in una situazione dominata dalle forze cattoliche, la volontà di potenza di un corpo, come la gerarchia ecclesiastica, con i suoi organismi e i suoi laici, estraneo alla società organizzata a Stato, e proprio perché estraneo intrinsecamente sopraffattore. I caratteri formali del movimento che rovesciò il regime democratico quarant’anni fa sono mutati; il colpo di Stato è un obiettivo che oggi non ha più senso. Ma che l’attacco esterno del fascismo allo Stato sia divenuto l’interna degenerazione clerico-fascista dello Stato, nulla toglie all’essenziale, se non in questo: che ha reso più difficile riconoscere un pericolo che è identico.

Bum! E’ evidente che tutta questa ventata di moralismo e sedicente democraticità aveva più i caratteri della violenza rivoluzionaria – quindi strumentale a fini di potere – che quelli del civismo disinteressato. Gli italiani, all’ingrosso, lo sentivano, ne hanno avuto paura e l’hanno respinta. Nelle scelte politiche di fondo il primum vivere è stata la maledizione necessaria del nostro paese. Hanno governato sempre gli stessi? Stupisce che non se ne veda la ragione. Tutto sommato la Spagna postfranchista e la Grecia postcolonnelli hanno trovato abbastanza agevolmente un loro equilibrio politico, nel quadro di un bipartitismo di stampo europeo, composto da un partito socialdemocratico ed uno popolare/conservatore. L’Italia no. E non lo ha trovato, questo equilibrio funzionale, perché la sinistra italiana – comunista, signori miei – non è stata mai un partito moderno vero e proprio; è stata una setta, una fazione, quasi uno stato nello stato, con la sua economia, con i suoi media, con la sua magistratura ecc. ecc., che ha attirato molti perché a molti offriva i suoi vantaggi; una fazione tanto grossa da pretendere infine di diventare lo stato tout-court. E’ per questo che dico che questa grande tribù sedicente democratica ha educato tutte le piccole tribù peninsulari ad appropriarsi del proprio pezzetto d’Italia. Cito da un mio post:

[…] in uno stato tanto impiccione quanto imbelle e disertore dei suoi doveri fondamentali, che ha scarsa considerazione dei diritti del singolo, con noncuranza sottoposto sistematicamente a continui calvari burocratici e con pari trascuratezza gettato tranquillamente in pasto all’opinione pubblica, e che però viceversa si mostra assai molle e conciliante nei confronti della violenza del branco, col quale viene a patti concedendo generosamente patenti di legalità e salvacondotti di extraterritorialità, la tentazione di costituirsi in fazione viene vieppiù sentita come una necessità. Fazione abbiamo detto, e quindi per sua natura in distruttiva competizione con le altre fazioni per la conquista del bene pubblico; e nella cui logica belligerante non c’è posto per il singolo e non c’è posto per una visione dinamica e prospettica di crescita generalizzata, economica e culturale, della nazione ma solo per quella statica, intimamente materialista, della pura rivendicazione hic et nunc di una parte di ricchezza e di potere. In un paese siffatto, dove ciascuno diffida dell’altro, non c’è nemmeno spazio per il clima di fiducia necessario a largamente condivisi investimenti strutturali a lungo termine. E non si fanno neanche figli. Col venir meno allora del sentire comune tra le varie categorie sociali e le generazioni ciascuno cerca di intrupparsi o di crearsi il suo piccolo partito, come nelle cittadelle fortificate medioevali. E’ una reazione panica generalizzata, in virtù della quale, nella perversione dei ruoli, a chi grida più forte viene perfino riconosciuto il ruolo di difensore dei diritti democratici. Niente di sorprendente allora che i Sindaci si atteggino a capipopolo, che i pensionati si stringano a coorte (senza essere minimamente pronti alla morte), che all’interno dei partiti politici si creino delle ben strutturate e personali correnti, che logiche di potere sovrintendano alle concentrazioni bancarie, che l’editoria sia campo di battaglia per ragioni tutt’altro che economiche, che la gioventù si adegui okkupando fisicamente zone non ben sorvegliate del territorio, che i tifosi tentino di fagocitare le società sportive con la logica del racket, che le minoranze etniche o religiose pretendano legislazioni ad hoc alternative o suppletive. Il paese a poco a poco viene suddiviso in zone presidiate e il singolo ha solo la scelta di assoldarsi in qualche compagnia di ventura per non restare solo, visto che lo Stato si riduce ormai alla composizione arlecchinesca di piccoli e trasversali Enti Sovrani non territoriali. Col tangibile risultato di un disperante immobilismo per cui non si possono fare ponti, strade, depositi di scorie nucleari (per non parlare di centrali nucleari), degassificatori, ferrovie ad alta velocità, inceneritori (neanche dove la gente è costretta a chiudere le finestre per difendersi dal lezzo dell’immondizia in strada), riforme pensionistiche, riforme degli ordini professionali, riforme della giustizia, riforme della scuola, riforme del lavoro, il tutto in un clima desolante di glaciazione sociale, mascherato dalla gattopardesca e abnorme produzione legislativa. Ma se lo spirito di fazione si è così ben radicato nel nostro paese non è solo a causa di un qualche normale ritardo culturale o della secolare storia particolare d’Italia, ma trova una causa precisa nell’affermarsi dopo la seconda guerra mondiale di una Grande Fazione che ha agito come uno Stato nello Stato ed ha, nella sua progressiva occupazione della società, causato per reazione ed imitazione il sistematico chiudersi a riccio corporativo di tutti i segmenti della società italiana. Il Partito Comunista, al cui fucilino rimase in canna il colpo della rivoluzione, scaricò l’inespressa violenza che aveva in corpo nella demonizzazione della classe politica e nell’organizzazione di una Cosa Nostra Comunista, con una propria economia, una propria magistratura, una propria classe intellettuale, una propria stampa, un proprio sindacato e un nugolo di associazioni “democratiche e indipendenti” organiche al partito.

Ed è questa setta che ha causato l’impaludamento e l’immobilismo della politica italiana, ed ha spinto il cittadino a cercare protezione nella politica. Nel 2008 quel trenta per cento di cui parla Boldrin non raccoglie i resti sparsi del civismo italico, purtroppo, ma i resti di questa setta. La sinistra deve stare attenta: se non riuscirà a rinunciare una volta per tutte al patto mefistofelico col manipulitismo e riannodare le fila con l’eredità del socialismo italiano, rischia l’isolamento e l’estinzione. Perché il paese è stanchissimo. A questo punto davvero Sua Emittenza lo Psiconano rischia di diventare non solo il rifondatore della destra italiana, ma anche della sinistra. Ad un certo punto il Popolo della Libertà si dividerà in due: quello popolare e quello socialista. L’Italia entrerà in Europa. Il paese sarà rappacificato. E respirerà. E allora anche la pubblica moralità potrà diventare veramente, programmaticamente, realisticamente, una priorità. Silvio Augusto si ritirerà riverito dalla politica; non in monastero, ma nel suo eremo in Sardegna passando il tempo a correr dietro alle fanciulle, perché lui non è della razza dei Carlos V, quanto piuttosto di quella dei Carlos Menem, El Simio. Da ridere, veramente. (Zamax, 21 Luglio 2008, 22:16)

17 thoughts on “Massacri e torture?

  1. ..non som bene tu che informazioni hai su Bolzanetto…io ne ho alcune dirette e indirette da conoscenti e loro parenti. E non è così semplice o indolore…

    Detto ciò il fascismo non c’è perchè c’è stato Bolzaneto, c’era già prima, si espande, si autodistruggerà dopo averci distrutti, e si basa semplicemente sull’efficienza non accompagnata da una causa formale e finale per dirla con Aristotele.

  2. zamax, ah ma allora non stavi poltrendo e pascendoti di gelati e granitine, gli occhi a fessura sguinzagliati sugli esili costumini di desiderabili fanciulle, come pensavo io e come fa ogni vero “italoforzuto” in vacanza. Lavoravi ancora per il ripristino della democrazia in Italia, invece. Bene, bene. Così mi piaci, dialogante, fermo, pamphletico.

  3. Il fatto che i tumulti di Genova siano stati scientemente premeditati – ai tempi, che segnarono il mio ingresso nel dorato mondo internettiano, non si contavano i preparativi online della guerriglia urbana su forum, gruppi di discussione e newsletter – non deve consentire a nessuno di negare che gli abusi polizieschi ci furono, ma d’altro canto, che non vi fu alcuna “cabina di regia” dei pestaggi.
    La tua trascrizione viene buona per rispondere all’ennesima cagatina pentagrammata dell’ennesimo blogger sinistrorso uso a impartire perle di molto sintetica saggezza dal suo livoroso pulpito. Un tale cui Boldrin e soci fanno da (inconsapevoli) corifei prolissi, diciamo.

  4. …la sintesi è poesia…ma visto che Aristotele è uno sconosciuto e la poesia non è gradita cito la prosa Nietzchana che, a chi parla di ‘sinistrorso livoroso’, dovrebbe essere filosoficamente più congeniale.

    “Gli strumenti della libidine di potenza si sono trasformati, ma è ancor sempre in fiamme lo stesso vulcano, l’impazienza e lo smisurato amore vogliono le loro vittime: e quel che si faceva un tempo per amor d’Iddio, lo si fa oggi per amor del denaro”.

    p.s. ..Traduzione del riferimento aristotelico male inteso.

    I poliziotti di Bolzaneto avevano idea di quali fossero gli effetti della loro violenza sulle persone inermi? Sapevano cose facevano? Avevano intuito l’essenza delle proprie azioni?
    Tenevano bene in mente quali principi regolano l’esercizio delle funzion i di un poliziotto?
    E avevano un idea di quale scopo ultimo aveva la loro azione?

    Ecco secondo me la risposta a tutte queste domande è no.
    L’esecuzione bruta di ordini del tipo “Fallo e basta!” con poliziotti che non si fanno domande e non si trovano risposte è molto fascista.

  5. @ Vincenzillo
    Ti è venuto fuori un avatar di tuo gradimento, son sicuro, vero? L’espressione è proprio quella!
    Gli italoforzuti alla Zamax son zozzoni innocui, alla stregua dei “cavalieri antiqui”…

  6. @ Ismael
    1) Se ti riferisci a Zag con quel “sinistrorso livoroso” devo correggerti. Fidati di me, visto che oramai lo conosco: Zag è un comunista romantico, uno che alla fratellanza universale crede davvero, uno di quegli irregolari amici dell’umanità che durante la guerra civile spagnola il Partito avrebbe fucilato in un batter d’occhio per frazionismo conclamato.

    2) Sinceramente è una cosa che mi colpisce, che m’indispettisce, anche se non mi sorprende del tutto, la forza di suggestione, quasi metafisica, mistificatoria, di certe parole come “fascismo” su un lussuoso parterre di belle menti come quello di Noise from Amerika.

  7. @ Zag
    Faccio notare che anche nei tuoi colti riferimenti il fascismo perde ogni legame con la storia e diviene una sorta di eterno fattore antropologico, un comodo randello retorico buono per tutti gli usi e tutte le occasioni. Ogni ingiustificata violenza diviene “fascista”. Sul livello di questa violenza al G8 da parte della polizia mi sono espresso credo con equilibrio e non voglio ripetermi. Inoltre, salvo in casi eccezionali e soprattutto individuali, non credo proprio che sia la “coscienza democratica” del poliziotto a evitargli di andare oltre, ma la professionalità e l’abitudine ad affrontare certe situazioni delle forze di polizia nel loro complesso.

  8. zamax, l’avatar è sicuramente meglio di altri, ma forse è un pochino troppo livoroso. E’ così che mi vedi?

    Poi, a proposito di moralismo e di “esclusiva di democraticità”, riflettevo giusto stamattina sulla bizzarria di una posizione come quella, che so, di un Umberto Eco, relativista inossidabile. Come può dire che tutto è convenzione, che bene/male, bello/brutto, vero/falso, sono relativi, che la verità è solo interpretazione dell’interpretazione dell’interpretazione (ad libitum) e nello stesso tempo proporsi e diventare vate di chi si appella continuamente a valori messi in crisi, minacciati, distrutti? Ma quali valori, se perfino bene e male non sono altro che scorreggine di passaggio? Se fosse coerente, allora qualsiasi cosa per lui dovrebbe diventare accettabile, perfino Berlusconi e Bolzaneto non sarebbero che meri segni, o segni di segni, da interpretare e reinterpretare come si vuole e quanto si vuole, su cui limitarsi a esercitare il dubbio e tutte le altre nobili facoltà intellettuali di cui certi figuri sono maestri, no?

  9. No, no, non intendevo Zag, assolutamente, lui è un comunista cortese.
    Nessuno dei “presenti”; solo un tale che m’ha fatto andare di traverso l’aranciata mattutina…

  10. @ Ismael
    Questa era anche la mia impressione, ma non sapevo a chi ti riferivi in particolare. Mi sembrava strano vedere il gentile Ismael prendere per il bavero il povero Zag…

    @ Vincenzillo
    Mi sembra che l’espressione decisa dell’avatar-mostriciattolo chez Zamax rispecchi abbastanza bene quella dell’avatar-comme-il-faut chez ton blog, cher ami.
    Giusta osservazione, a proposito di Eco. La sua posizione fa il paio con quella di Zagrebelsky che da un canto si erge ad “insegnarci” il suo “decalogo democratico” (vedi il suo libro “Imparare democrazia”: notare la fisima da liceale di non mettere l’articolo davanti a “democrazia”, che vorrebbe astutamente significare un work in progress e non un approdo definitivo, troppo somigliante all’aborrita religione) armato di tutti i pregiudizi dell’inossidabile progressista, e dall’altro fa l’elogio del relativismo, quello “buono”, s’intende, perché le posizioni di questi maestri, ancorché indiscutibili, sono sempre opportunisticamente soggette a varianti in corso d’opera (vedi il suo libro “Contro l’etica della verità”).
    Vuoi l’opinione nuda e cruda dell’arrogante Zamax? Sono dei parolai, punto e basta.

  11. @ Zagazig
    Guarda che anche a me la violenza fa orrore, così come odio l’isterismo collettivo.
    Ti racconto un episodio di cui fui protagonista e che sfuggito colpevolmente alle cronache posso ora recuperare non disperando del tutto che un giorno possa annoverarsi tra i fioretti di S. Zamax…
    Correva l’anno 2000 e qualcosina, e stavo passeggiando sulla Riva degli Schiavoni, l’inarrivabile Promenade della Serenissima sull’abbacinante specchio del bacino di S. Marco ecc. ecc., quando un trambusto alle spalle di un gruppo di turisti che proprio in quel momento saliva la rampa di scale di uno dei larghi ponti della calle maestosa della Regina dei Mari, distolse quell’umanità variopinta dal rapimento di quella visione impareggiabile, miracolosa ecc. ecc.
    Un giovane cinese, un vuoi-complale col suo fardello di mercanzia a denominazione di origine controllata sulle spalle, correva verso di loro inseguito da un poliziotto. La multietnica folla sul ponte, con un grande spirito civico sconosciuto alla plebe peninsulare italica, fece ala all’efferato criminale che credette di averla fatta franca. Ma in cima al ponte c’ero io, SuperZamax, difensore dell’onore patrio, che allargando le braccia riuscì a fermare il ribaldo per quella frazione di secondo sufficiente da permettere al poliziotto di acciuffarlo.
    Costui però, nel momento stesso in cui mi salutava con un cameratesco “grazie”, pensò bene di mettere la firma sulla cattura rifilando al muso giallo un sinistro tremendo tra il collo e la guancia destra.
    Al che l’anima delicata che sono io, ingenuamente, non riuscì a trattenersi ed esclamare, sollevando le braccia: “Ehi, nooo… calma!”
    Il poliziotto allora si congedò da me, con la preda tra le mani, e con uno sguardo pieno di compassione per l’idiota civico, sfilandomi dal petto la medaglia con la quale mi aveva appena idealmente premiato.
    Eh sì, fu una grande avventura!

  12. @zamax
    La polizia è fatta di gerarchie. Il riferimento all’incapacità nel suo complesso deve necessariamente comprendere anche le gerarchie. Il direttore della polizia di allora oggi è direttore dei servizi segreti. Pensa te.
    🙂

  13. Sì, “parolai”, in tutta la sua ammirevole arroganza, mi sembra il sostantivo perfetto per tali figuri.

    Sull’avatar hai ragione.

    Ah viste le norme recentemente emanate in materia, il sindaco barbuto potrebbe essere a “caccia” (come vuole il suo stesso cognome!) di volenterosi come te, per bandire definitivamente dalla città la piaga del commercio illecito. Si sa mai, un lavoretto estivo per tirar su due soldi…

  14. @ Zag
    Ho scoperto adesso che hai chiuso il blog. Per rinascere a nuova e più alta vita. Beh, ho sentito il colpo. Spero solo che ti farai comunque sentire ogni tanto qui nei bassifondi bloggistici: non ci costringere a sedute spiritiche, eh!
    E kupton?

  15. @ Vincenzillo
    Il tuo ultimo commento era finito tra gli spam. Me ne sono accorto adesso.

    Un lavoretto estivo con in premio il 50% delle merce recuperata…da regalare agli amici…

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