Una settimana di “Vergognamoci per lui” (164)

Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM

STEFANIA GIANNINI 03/02/2014 Pier Ferdinando Casini torna nel centrodestra senza se e senza ma, ossia l’unico esistente, l’unico possibile e l’unico futuribile (anche senza Silvio): quello berlusconiano. Bisognerà solo vedere come la prenderanno i berlusconiani; non certo Berlusconi che, politicamente parlando, è l’uomo più buono del mondo. Già i risultati delle ultime elezioni politiche gli avevano fatto capire che non c’era più trippa per i gatti del mitico centro. Stupendomi non poco, con franche parole che sembravano adombrare un dignitoso addio alla politica, lo aveva anche virilmente ammesso, cosa imbarazzante per chi, come me, lo aveva perfidamente fustigato in svariate, piacevolissime occasioni. Per fortuna l’incombente Italicum, restituendocelo il tutto il suo pragmatico splendore, ci ha liberato dai sensi i colpa nei suoi confronti. E’ certo, tuttavia, che l’inconsueta schiettezza di Pier Ferdinando ha molto a che fare coi suoi trent’anni di vita parlamentare: ci sarà tempo per ricominciare a menare il can per l’aia, ma per il momento è meglio lasciare certe smargiassate da dilettanti a novizi come la presidentessa di Scelta Civica, la quale ha preannunciato l’incorporazione dei montiani tra gli addetti alle salmerie dell’esercito renziano con queste parole: «Con il segretario del Pd ci confrontiamo su riformismo, e se agli annunci seguiranno i fatti si avvierà di certo un dialogo importante.»

LA COMMISSIONE EUROPEA 04/02/2014 E’ stato finalmente presentato il primo Rapporto anti-corruzione della Commissione Europea. Per l’Italia, come previsto, son cazzi amari. I giornali dell’Italia democratico-progressista hanno salutato con molto favore la parte dedicata al nostro paese, riscontrando come in Europa si abbia ormai piena consapevolezza della realtà italiana. «E’ tutto quello che noi abbiamo sempre detto, e adesso finalmente lo dice anche l’Europa»: queste parole possono riassumere il sentimento generale delle sopramenzionate gazzette. Ed hanno completamente ragione. Infatti basta solo leggiucchiare qua e là la versione in italiano dell’allegato dedicato all’Italia, gustarne lo stile, il lessico, le argomentazioni, le inferenze, per capire con assoluta chiarezza che le sedici pagine di cui si compone sono state redatte originariamente in italiano da italiani purosangue e non tradotte dall’inglese. Suvvia, cara Commissione Europea, un po’ di trasparenza! E vivaddio! I nomi, vogliamo i nomi!

I PROMOTORI DELLA LISTA TSIPRAS 05/02/2014 Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Paolo Flores D’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli e Guido Viale: ecco i campioni della società civile che si sono incapricciati del giovane leader di Syriza. Volenti o nolenti, è impossibile che il fracasso da loro prodotto non vi sia giunto almeno una volta all’orecchio: sono i tromboni dell’anti-populismo e i cantori della bella politica. Syriza è dal canto suo una formazione politica nata dall’unione di una quindicina di partitini, per una metà comunisti/trotzkisti/maoisti, e per l’altra della sinistra radicale. Naturalmente Syriza è un partito antifascista e antinazista al massimo grado. Ma se gli togli l’esaltato laicismo progressista ed un vago pacifismo, per il resto Syriza abbraccia idee politiche che somigliano terribilmente a quelle del “socialismo nazionale” novecentesco di infaustissima memoria. Insomma, è populismo di sinistra della più bell’acqua. I sullodati campioni ne sono giustamente incantati. Infatti, come disse acutamente l’ottimo Zamarion, parafrasando Flaiano, i populisti veri si dividono in due categorie: i populisti e gli anti-populisti.

L’ONU 06/02/2014 La religione dei diritti umani odia il Cristianesimo di cui è una parodia e del cui universalismo è figlia. Essa proclama la fratellanza universale ma mancando di un padre e di una patria celeste ha dei grossi difetti strutturali: non conosce l’umiltà, e quindi neanche la misericordia, e non riconosce una verità sulla quale incardinare una morale. Ragion per cui il suo universalismo non può che sfogarsi nel particolare. Mettere in riga il cittadino del mondo; insegnargli per filo e per segno come debba comportarsi in obbedienza alle cangianti regole di un catechismo aggiornato quotidianamente, a seconda delle mode e dei capricci; predicare in continuazione senza offrire un credo o una speranza: in questo nichilismo occhiuto ed intimidatorio sta tutta la missione dei suoi adepti, nonché il segreto per soddisfare la loro sete di potere. Ed è naturale perciò che da quando hanno occupato le casematte dell’ONU abbiano preso di mira il loro particolare “Anticristo”, la Chiesa Cattolica, che non solo continuano con cupo e sordo cipiglio a rampognare sulla questione degli abusi sui minori, ma alla quale ora pretendono di tirare le orecchie anche per questioni di dottrina.

ROCCO BUTTIGLIONE 07/02/2014 Quando Berluschino e Berlusconi si sono messi d’accordo per l’Italicum, i fuoriclasse dell’Udc hanno stappato le bottiglie di spumante: tornare da Berlusconi ammettendo di aver sbagliato tutto e di non saper dove andare a sbattere la testa era decisamente umiliante; tornarci perché costretti, a loro detta, da una legge elettorale perfida e sleale ha invece tutta la piacevolezza del vittimismo più languido. Buttiglione, intervisto da “il Sussidiario.net”, ha tuttavia idee chiarissime, le solite per cui è giustamente famoso: «Noi non ritorniamo con Berlusconi, ma vogliamo collaborare a fare un centrodestra nuovo». Ricorderete che l’emarginazione di Berlusconi era considerata fino a poco tempo fa dai centristi la precondizione per la costruzione di un qualsiasi nuovo centrodestra: ma è un’aporia che non può certo impensierire un formidabile filosofo come Rocco. «Ciò che vogliamo fare anche in Italia è il Partito Popolare Europeo, cioè un centro alternativo alla sinistra», continua il filosofo sparando la balla spaziale di sempre. Ricorderete che fino ad un secondo fa il Buttiglione rinsavito voleva fare un nuovo centrodestra, mentre ora vuole fare un centro, cioè lo stesso progetto demenziale e politicamente corretto che lo aveva allontanato dal Berlusca: è un’aporia anche questa, ma anche questa superabile dalla filosofia del maestro. Anche perché Rocco chiude l’intervista con questo approccio altamente problematico: «Il nostro problema deve essere quello di costruire il Ppe in Italia, cioè un grande partito che abbracci circa la metà dell’elettorato italiano». Ricorderete che fino a qualche secondo fa l’ex rinsavito Buttiglione voleva fare un centro alternativo alla sinistra, mentre ora vuole abbracciare metà dell’elettorato, e quindi, necessariamente, anche quello di destra: direi che anche questa è una bella aporia, e direi pure insuperabile anche per un filosofo di vaglia, ma normale. Non certo per un filosofo democristiano.

5 thoughts on “Una settimana di “Vergognamoci per lui” (164)

  1. Pensi di dedicare un vergognamoci a Friedman e Zucconi che si sono azzuffati in diretta?
    Lo spettacolino regalatoci dai due campioni della stampa internazionale offre un sacco di spunti divertenti.
    Vantati giornalisti di stile anglosassone che senza il minimo aplomb si azzuffano su questioni risibili.
    L’appellarsi a servi e padroni come dei belusconiani qualsiasi.
    Il vantarsi dello scoop da parte di friedman (riferito a cosa, a Napolitano/Monti…alla chiaccherata con de benedetti o al contenuto della chiaccherata? 😀 )
    L’indignarsi di Zucconi, editorialista di Repubblica per la supponenza della stampa estera….ahahah!?!?
    E altro…
    Uno spasso.
    Sembrano tutti un po’ nervosetti.

    Comunque mi piacerebbe sapere cosa pensi delle “rivelazioni” di Friedman.
    Sono in azione gli “strateghi” del Corriere?
    Via Letta e dentro Renzi?

    1. Beato te che hai tempo di guardare i bisticci fra Zucconi e Friedman… 🙂
      Io me li son persi ed ora non ho proprio la voglia e neanche la forza di prenderli in esame.

      Sugli strateghi del Corriere vedrò di scrivere qualcosa stasera. Penso…

  2. OT: ahia, qui da qualche giorno mi sembra che la crisi sia in piena virulenza. E parlo ovviamente della crisi più grave, che non è né quella finanziaria né quella del lavoro, ma quella, ben più grave, da template…

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