Coronavirus: gli strani contagi alla Webasto

Webasto

I fatti di Weßling

Sul sito internet della Süddeutsche Zeitung, si può leggere il seguente articolo, datato 22 gennaio 2020:

Distretto di Starnberg

CHIUSE SCUOLE ELEMENTARI A CAUSA DELL’INFLUENZA

L’influenza si sta propagando nel distretto: l’ufficio igiene di Starnberg ha chiuso le scuole elementari di Weßling-Oberpfaffenhofen, nonché l’assistenza di mezzogiorno a Weßling e il doposcuola di Hochstadt a causa di un’ondata di infezioni. Più di uno scolaro su quattro è attualmente malato, 56 bambine e bambini su un totale di 199, così come alcuni collaboratori scolastici, riferisce l’ufficio distrettuale. Le lezioni sono state cancellate fino al 26 gennaio. Ciò ha lo scopo di prevenire ulteriori infezioni di una malattia respiratoria che si manifesta con febbre alta. «I casi di malattia sono aumentati negli ultimi giorni», riferisce la direttrice Maria Streifinger. La scuola ha informato l’ufficio igiene del cluster. Purtroppo, al momento non è possibile occuparsi dei bambini sani. «Sospettiamo un’infezione influenzale dietro un’ondata di infezioni caratterizzata da un alto tasso di trasmissione e da febbre alta. Ciò è già stato dimostrato in almeno due casi.», spiega il capo dell’ufficio igiene del distretto di Starnberg, il medico Lorenz Schröfl. Un bambino addirittura risulta infettato nonostante sia stato vaccinato. Il vaccino potrebbe non coprire l’intero spettro dei patogeni dei sottotipi del virus dell’influenza A che dilagano quest’anno. Schröfl presume che si tratti delle varianti H3N2 e H1N1. Secondo Schröfl, l’ufficio igiene distrettuale ha appreso di singoli casi «sparsi in tutto il distretto». Diverse scuole, asili e doposcuola sono stati colpiti. I malati sono rimasti contagiosi per 4-5 giorni, e ciò spiega la durata della chiusura a Weßling. È importante interrompere «l’effetto boomerang» creato dalla diffusione del virus da parte dei bambini infetti. «Non possiamo trattarlo alla stregua del solito naso che cola», dice, giustificando la chiusura. Nel frattempo, i locali della scuola vengono disinfettati in conformità alle indicazioni dell’ufficio distrettuale. Corrimano, maniglie di porte e finestre, pavimenti, scrivanie e servizi igienici vengono accuratamente puliti. Perché i virus che causano l’influenza si diffondono «oltre che attraverso la tosse e gli starnuti, soprattutto a causa della mancata disinfezione delle mani», sottolinea Schröfl. La chiusura è stata decisa dopo consultazione con il governo dell’Alta Baviera. La direttrice ha informato tutti i genitori martedì pomeriggio. L’influenza è conosciuta anche come “grippe” e, secondo l’ufficio igiene distrettuale, a differenza del raffreddore, non colpisce solo il tratto respiratorio, ma anche il resto del corpo. «Si possono visibilmente constatare gli effetti dell’influenza nei bambini: sono assai pallidi e flaccidi», si dice nell’ambulatorio pediatrico del dottor Manfred Praun a Gilching. E i casi si sono accumulati con estrema rapidità in zona a partire da lunedì a detta dell’assistente Franca Fuchslechner. Nei soli lunedì e martedì i genitori di dieci bambini hanno chiesto assistenza medica perché i loro figli avevano febbre a oltre 40 gradi, soffrivano di forti mal di testa, con dolori muscolari e tosse. Con un rapido test si può accertare un caso d’influenza. A tal fine una striscia reattiva, simile a un bastoncino di ovatta, viene inserita nel naso. Si può leggerne l’esito dopo dieci minuti. All’ufficio igiene distrettuale si presume che l’onda influenzale aumenti.

Ciò accadeva a Weßling, comune nel distretto di Starnberg, nei pressi di Monaco di Baviera. Ciò accadeva, inoltre, quando a Wuhan, l’enorme città aggredita dal Coronavirus nel cuore della Cina, la situazione stava precipitando, e la gravità della situazione era oramai di dominio pubblico in tutto il mondo, sebbene le statistiche ufficiali del regime non contassero ancora che qualche misero e ridicolo centinaio di contagiati. Nel web perciò circolarono voci di un possibile arrivo del Coronavirus a Weßling. Così riporta infatti BF24 in fondo a un articolo del 2 marzo 2020 intitolato “Coronavirus, teorie del complotto e video allarmistici online”:

24/01/2020 – «Scuole elementari di Starnberg chiuse a causa del virus» La voce si diffonde su Twitter. In effetti, due scuole elementari del distretto di Starnberg, così come l’assistenza di mezzogiorno a Weßling e il doposcuola di Hochstadt sono state chiuse per un breve periodo. Ciò non aveva nulla a che fare con il Coronavirus, ha detto un portavoce del provveditorato agli studi del distretto di Starnberg, quando gli è stato chiesto da BR24. Le scuole volevano prevenire la diffusione del virus dell’influenza perché evidentemente molti scolari l’avevano contratto.

Il contagio alla Webasto

Il 27 gennaio 2020, però, un destino particolarmente perfido vuole che venga annunciato dal Ministero della Salute della Baviera il primo contagio da Coronavirus avvenuto direttamente in terra di Germania, ad appena 11 km di distanza in linea d’aria dalle scuole elementari di Weßling-Oberpfaffenhofen. A essere contagiato è un dipendente della Webasto, azienda bavarese di componentistica per auto. La sede principale della Webasto – Webasto SE – è a Stockdorf, frazione di Gauting, comune del distretto di Starnberg. La Webasto SE è una holding che detiene il 100% di due società: la Webasto Roof & Components SE e la Webasto Thermo & Comfort SE. La Webasto Thermo & Comfort SE ha sede a Gilching, comune anch’esso del distretto di Starnberg. La Webasto ha vari insediamenti produttivi in Cina, tra cui uno a Shanghai e uno a Wuhan, ambedue sotto la direzione della Webasto (Shanghai) Ltd.

Secondo quanto comunicato dalle autorità tedesche, una dipendente (cinese) della Webasto di Shanghai sarebbe sbarcata all’aeroporto di Monaco di Baviera il 19 gennaio, per partecipare a un corso di formazione (forse in qualità di docente: nel sito internet Merkur.de viene definita Schulungsleiterin) al quartier generale della Webasto a Stockdorf, per ripartire poi da Monaco di Baviera il 23 gennaio. Durante il ritorno, o poco dopo, si sarebbe sentita male per risultare poi positiva al Coronavirus. La causa addotta per il contagio starebbe nel fatto che nei giorni precedenti la partenza la donna avrebbe ospitato i suoi genitori provenienti da Wuhan. Una volta avvisata la Webasto del caso di contagio, i controlli in azienda e fra i possibili contatti della donna avrebbero condotto all’individuazione di un primo contagiato, un 33enne dipendente della ditta, abitante nel distretto di Landsberg am Lech (a Kaufering, per il sito The Local.de) limitrofo di quello di Starnberg. Costui incontrò la collega cinese il 21 gennaio, durante il sopramenzionato corso di formazione. Perciò fu facile determinare il luogo e il momento del contagio. Nei giorni successivi al 27 gennaio 2020, una dozzina di persone circa, fra dipendenti della Webasto e famigliari degli stessi, tranne uno, di cui parleremo in seguito, risultarono contagiate. Bisognò poi aspettare la fine di febbraio per sentire parlare ancora in Germania di contagiati dal Coronavirus, dopo che l’epidemia era scoppiata in Italia.

Ora, il fatto che la sede della Webasto di Stockdorf disti in linea d’aria solo 11 km dalle scuole elementari di Weßling-Oberpfaffenhofen risulta molto suggestivo per chi vede complotti e trame misteriose in qualsiasi curioso concorso di circostanze. Ma la tempistica del contagio rende apparentemente impossibile qualsiasi legame fra il contagio alla Webasto e la virulenta influenza di Weßling di cui abbiamo parlato. Infatti quest’ultima divampò o ebbe un’improvvisa accelerazione fra lunedì 20 gennaio e martedì 21 gennaio. Il giorno 21 è proprio il giorno esatto del contagio alla Webasto. E’ perciò impossibile che scolari e collaboratori scolastici manifestassero sintomi presunti di Coronavirus il giorno stesso del contagio alla Webasto, quand’anche fossero stati davvero contagiati in giornata; tanto più impossibile in quanto i malori a Weßling erano cominciati il giorno prima. Ma ci sono molte cose che non quadrano in questa narrazione dei fatti. Innanzitutto la storia della collega cinese.

La storia della cinese

Dal momento che questa signora o signorina cominciò a sentire i sintomi del Coronavirus verosimilmente non prima della notte fra il 23 e il 24 gennaio, ciò implica che la data del suo contagio deve essere retrodatata con ogni probabilità verso il 17-18-19 gennaio. E’ vero che teoricamente i tempi di incubazione che vanno dal contagio allo sviluppo dei sintomi clinici può arrivare al massimo fino a 14 giorni, ma di solito essi si riducono a circa una settimana. Il 19 gennaio è la data del suo arrivo a Monaco di Baviera. Se ne deduce che la donna è stata infettata dai genitori (evidentemente asintomatici) alla vigilia della partenza, o addirittura nel giorno stesso della partenza. Se ne deduce ancora che i genitori dovevano essere arrivati a Shanghai probabilmente non prima di due-tre giorni da quello della partenza per l’Europa della donna, perché altrimenti la figlia avrebbe risentito dell’infezione già in Germania, se non addirittura nella Cina stessa. Sul sito The Local.de è indicata la data precisa del 16 gennaio, ma l’abbiamo trovata solo qui. Ora appare stranissimo che i genitori siano arrivati a Shanghai da Wuhan sapendo che la figlia stava per partire per la Germania e avrebbero avuto in pratica la possibilità di vederla solo per un paio di giorni. Che i genitori abbiano altri figli nella zona di Shanghai e che avessero progettato di dimorare lì per qualche settimana, un tempo più che sufficiente per rivedere la figlia? O forse che, profetici, stessero fuggendo da Wuhan visto che il 23 gennaio il governo cinese avrebbe imposto, piuttosto a sorpresa visto che per due mesi aveva ignorato o minimizzato la gravità della situazione, il blocco della città?

Inoltre, c’è un altro aspetto della vicenda della cinese da considerare. Un aspetto che mette in discussione, oltre che le autorità tedesche, anche quelle cinesi. Infatti, ad oggi, a epidemia ufficialmente e trionfalmente “debellata”, a Shanghai i contagiati dal Coronavirus ufficialmente dichiarati sono 380: trecentottanta. Ricordiamoci che, secondo le statistiche ufficiali, degli 80.000 contagiati in Cina, 67.000 vengono dallo Hubei. Lo Hubei ha circa 60 milioni di abitanti. La Cina circa 1.340 milioni. Ciò significa che durante i due mesi, almeno, che passarono dall’inizio della diffusione dell’epidemia alla presa d’atto del governo cinese della gravità della situazione e dall’inizio dell’implementazione delle drastiche misure per affrontarla, e che permisero all’epidemia di penetrare da Wuhan e dallo Hubei nel resto del paese e poi nel mondo, tale infiltrazione del morbo nel resto della Cina – 1.340 milioni di abitanti – avrebbe causato complessivamente, a epidemia finita, il contagio di sole 13.000 persone. Riassumendo: 13.000 contagiati nel resto della Cina, 380 a Shanghai. Quando invece, se la storia della cinese raccontata dalle autorità tedesche e mai smentita da quelle cinesi è vera, verso il 20 gennaio 2020 il morbo era già presente a Shanghai, una città di 25 milioni di abitanti! E una città che ancora accoglieva viaggiatori da Wuhan! Chi potrà mai conciliare queste cifre assurde?

E infatti, come mostra questa pagina di un bollettino del 21 gennaio della World Health Organization, alla data del 20 gennaio il morbo era presente a Shanghai; ma solo una persona – curiosamente, una donna arrivata da Wuhan il 12 gennaio – era stata ufficialmente riconosciuta come contagiata! Ciò significherebbe che la cinese della Webasto sarebbe stata in assoluto una delle primissime persone contagiate a Shanghai, e che la sfortuna volesse che portasse subito il virus in Germania. Quale diabolico concorso di circostanze!

WHO Covid

Ma andiamo avanti. Da un articolo pubblicato sul sito internet della Süddeutsche Zeitung il 28 gennaio si apprende che la donna cinese avrebbe saputo della sua positività domenica 26 gennaio, informandone poi immediatamente, presumiamo, la sede tedesca della Webasto. Appare quindi assai improbabile che i dipendenti della sede di Stockdorf fossero stati informati della collega cinese contagiata durante il weekend, più precisamente di domenica, col rischio peraltro di creare una fuga di notizie che avrebbe portato al caos, tanto più che il giorno dopo sarebbero tornati al lavoro e la cosa resa pubblica. Ma magari qualcuno fu informato, chi lo sa? Ci fu una conferenza stampa il 28 gennaio 2020, seguita all’annuncio della sera prima da parte del Ministero della Salute bavarese del contagio del dipendente della Webasto. Nello stesso articolo sopramenzionato della si riporta inoltre quanto segue:

Andreas Zapf, il presidente dell’Ufficio per la Salute della Baviera, ha illustrato il caso. Si tratta di un uomo di 33 anni che vive nel distretto di Landsberg am Lech e lavora nel distretto di Starnberg. Ha avuto contatti con la collega cinese in una riunione della scorsa settimana. Durante il fine settimana si sentiva “grippig”, ma non lo aveva collegato al virus. Il 33enne era andato a lavorare lunedì mattina. Da un attento esame lunedì sera [27 gennaio] risultava evidente che il 33enne era infetto. Le autorità hanno quindi deciso di sorvegliarlo in ospedale. L’uomo ha anche un figlio, motivo per cui viene controllato anche l’asilo che frequenta. Ci sono circa 40 persone che potrebbero aver avuto contatti con il contagiato. Finora nessun altro malato è stato identificato. Ora è importante non diffondere il panico.

Ora questa descrizione dei fatti presenta parecchi problemi. Se il dipendente infettato era a conoscenza (ma solo da domenica) del fatto che la cinese era stata contagiata, sarebbe stato assurdo (ci si immagini l’inquietudine) che il dipendente della Webasto non avesse collegato, seppur in via ipotetica, il suo sentirsi “grippig” al Coronavirus. Se non ne era a conoscenza, perché mai avrebbe dovuto collegarlo al Coronavirus? E perché mai Zapf si sarebbe sentito in dovere di fare questa assurda precisazione a tale riguardo? Risulta poi curiosa l’attenzione posta sulle 40 persone che l’uomo avrebbe potuto infettare a sua volta, e non si parli di tutte quelle che la cinese avrebbe potuto infettare nei suoi giorni di permanenza in Germania dal 19 al 23 gennaio. E risulta infine sospetto lo zelo col quale si sottolinea la necessità di non diffondere il panico, in consonanza peraltro con l’atteggiamento sempre mostrato dalle autorità tedesche, quasi ossessionate da questo aspetto della vicenda e del problema Coronavirus in generale.

Sul sito The Local.de citato in precedenza, quello dell’indicazione precisa dell’arrivo a Shanghai dei genitori della cinese e che fornisce informazioni di cui non ho trovato conferma altrove (ma può darsi che vi siano) si dice, in data 5 febbraio 2020:

24 gennaio: l’uomo, che non aveva problemi di salute, soffrì di mal di gola, brividi e dolori muscolari. Il giorno seguente ebbe la febbre a 39,1 gradi e una tosse persistente.
26 gennaio: la donna cinese risultò positiva per il Coronavirus. L’uomo di 33 anni, tuttavia, si sentì meglio la sera e tornò al lavoro il giorno seguente.

Ancora stranezze. 1) Zapf dice che il dipendente della Webasto si sentiva “grippig” durante il weekend (25-26 gennaio); quanto riportato da The Local.de ci fa capire invece che proprio nel weekend cominciò a sentirsi meglio. 2) Ecco poi l’ennesima curiosa circostanza di questa storia: dando credito alla versione di The Local.de, ne viene necessariamente fuori che sia la cinese sia il primo contagiato della Webasto avrebbero avvertito i sintomi del Coronavirus a pochissima distanza di tempo l’una dall’altro, forse lo stesso giorno 24, forse nelle stesse ore, anche se la cinese sarebbe stata contagiata dai genitori il 16, mentre il tedesco il 21.

Il contagiato delle Canarie

Ma ritorniamo a quell’unico infettato né dipendente della Webasto né famigliare di un dipendente. Si tratta di un turista bavarese che si trovava in Spagna, nelle Isole Canarie, e specificatamente nell’isola di La Gomera. Fu il primo caso di Coronavirus registrato nel suolo spagnolo. Asintomatico, fu trovato positivo il 31 gennaio, a seguito di informazioni trasmesse dalle autorità tedesche a quelle spagnole. I suoi compagni di viaggio risultarono negativi e furono messi in quarantena. Come riporta il sito internet della Süddeutsche Zeitung in data 6 febbraio:

Il contagiato tedesco dal Coronavirus sull’isola spagnola di La Gomera viene dalla Baviera. L’Ufficio di Stato per la salute e la sicurezza alimentare (LGL) ha dichiarato giovedì che avuto contatti con un dipendente Webasto. (…) L’uomo trovato positivo ha 26 anni e vive nel distretto di Landsberg am Lech.

Ricordiamoci che nel distretto di Landsberg am Lech vive anche il dipendente della Webasto contagiato dalla cinese; quindi si può presumere che sia stato lui stesso a contagiare il turista, anche se non vi può essere alcuna certezza in merito. La storia del turista tedesco, ufficialmente uno dei primissimi contagiati dal Coronavirus in suolo tedesco, che appena contagiato porta il virus in Spagna, fa curiosamente il paio con quella della cinese della Webasto, giocoforza una delle primissime persone contagiate a Shanghai, che appena contagiata porta il virus in Germania.

Miracoli di fortuna ed efficienza

Fatto sta che nel giro di una decina di giorni il caso dei contagiati della Webasto fu sostanzialmente chiuso. Tutti i contagiati risultarono contagiati dal …collega tedesco contagiato dalla collega cinese contagiata, o si erano contagiati a vicenda dopo essere stati contagiati dal collega tedesco contagiato dalla collega cinese contagiata (scusate la cacofonia, ma queste cose vanno trattate con precisione teutonica), e non ebbero malesseri particolari. A quanto pare, durante i 5 giorni di viaggio tra Cina e Germania e di permanenza in Germania l’infettata cinese avrebbe infettato solo quell’unico dipendente della Webasto. Né si ebbero notizie di controlli particolari sui voli di andata e ritorno presi dalla donna, né in Germania né in Cina. Se il concorso di circostanze che portò al contagio del tedesco (si pensi al fatto che la cinese, una delle primissime contagiate – 5? 10? 20? – a Shanghai, la città dai 25 milioni di abitanti, fu infettata al momento di partire per la Germania, ed ebbe i sintomi dell’infezione appena ritornata in Cina) appare diabolicamente perfido, il fatto che la donna non abbia contagiato nessuno a parte il dipendente della Webasto, insieme a quello che il contagiato tedesco l’abbia incontrata una sola volta in quel dato luogo di quel dato giorno, appare un frutto miracoloso della bontà divina, in quanto ha permesso di rintracciare su un’unica pista facile facile tutte le poche persone coinvolte nel contagio, compresa quella che aveva già portato con velocità fulminea il Coronavirus fuori dei confini tedeschi.

Miracolosa appare anche la provvidenziale sequenza temporale, calcolata con la precisione di un orologio svizzero, grazie alla quale tale ricostruzione dei fatti disinnesca il sospetto sui casi di virulenta influenza nelle scuole di Weßling e nel distretto, e va ad acciuffare con un balzo felino il bavarese contagiato scappato in vacanza alle Canarie.

La Webasto e i traffici con la Cina

Il giorno 27 gennaio, in concomitanza con l’annuncio ufficiale del primo contagiato, la Webasto annullò tutti i viaggi di lavoro da e verso la Cina per almeno due settimane e per una settimana ai dipendenti della sede di Stockdorf fu data la possibilità di lavorare nel loro ufficio a casa; inoltre la sede di Stockdorf fu temporaneamente chiusa per una settimana, poi prorogata di un’altra, il tempo necessario per disinfettarla. Anche il sito di Wuhan, pare, fu chiuso fino al 14 febbraio per le opere di pulizia e disinfezione. Da ciò veniamo a sapere che i viaggi di lavoro dei manager e dei dipendenti della Webasto tra la Germania e la Cina erano continui, a cadenza almeno infrasettimanale. Dal sito della Webasto veniamo inoltre a sapere che due settimane prima dell’annuncio del contagio, esattamente il 13 gennaio 2020 fu inaugurato a Jiaxing, nei pressi di Shanghai (mentre a Wuhan, nonostante i dinieghi delle autorità, già dilagava il contagio) un nuovo insediamento produttivo, alla presenza del Presidente del consiglio d’amministrazione Holger Engelmann: si presume che tale occorrenza avesse provocato un notevole viavai di persone tra Monaco di Baviera e Shanghai. E’ davvero azzardato avanzare l’ipotesi che tutto questo flusso (non solo concernente la Webasto, ma tutte le numerosissime aziende tedesche presenti in Cina e a Wuhan) nei due mesi che vanno dall’inizio di dicembre 2019 alla fine di gennaio 2020, che precedettero il riconoscimento ufficiale da parte del governo cinese dell’epidemia Covid-19, e durante i quali il Coronavirus aveva cominciato a diffondersi nello Hubei e in Cina, avesse già portato in qualche modo il contagio in Germania? Nel sito della Süddeutsche Zeitung in data 1 febbraio 2020 si legge:

Un aereo della Bundeswehr tedesca ha trasportato 102 tedeschi e altre 26 persone a Francoforte dalla città di Wuhan in Cina, gravemente colpita dal Coronavirus. (…) Secondo il ministro della sanità Jens Spahn (CDU), nessuno dei tedeschi a bordo del velivolo della Bundeswehr mostra sintomi. «Tornano da noi in Germania innanzitutto i cittadini sani e senza sintomi», ha detto sabato pomeriggio a Bonn.

Ma qualche giorno dopo, il 6 febbraio, sempre sullo stesso sito si legge:

Inoltre, risulta contagiata una donna che viene dalla Baviera, trasportata a Francoforte l’1 febbraio dalla regione di Wuhan in Cina, che è stata particolarmente colpita dal virus. Insieme ad un altro rimpatriato – un 45enne che viene dal distretto di Frisinga [sempre in Baviera], come annunciato dall’ufficio distrettuale locale – è stata giudicata positiva al virus. Dalla scoperta dell’infezione la paziente è in stato di quarantena presso il reparto malattie infettive della Clinica universitaria di Francoforte sul Meno. È clinicamente in buone condizioni.

Chi sono questi due contagiati bavaresi? Una risposta assai plausibile a questa domanda viene dal quotidiano online Affaritaliani.it in un articolo del 4 febbraio:

Il caso più clamoroso è quello di Webasto, produttore di componenti in plastica per il settore auto (…) Risultato: sono risultati contagiati 7 impiegati (2 in Cina e 5 in Germania, dove i casi finora accertati sono 12, tra i quali il figlio di un dipendente Webasto rimasto contagiato e due dei 120 cittadini tedeschi rimpatriati dalla Cina), mentre altri 122 sono risultati sani e si attende ancora l’esito degli ultimi test.

Il periodo è alquanto disordinato, ma non sembrano esservi dubbi che i due impiegati della Webasto contagiati in Cina e i due cittadini tedeschi rimpatriati dalla Cina siano le stesse persone. E che siano pure i due contagiati di cui parla la Süddeutsche Zeitung.

Ritorno a Weßling

A questo punto ricorderete forse che nel primo articolo linkato sulle scuole elementari di Weßling-Oberpfaffenhofen si parlava dell’ambulatorio pediatrico del dottor Manfred Praun a Gilching, al quale «nei soli lunedì e martedì i genitori di dieci bambini hanno chiesto assistenza medica perché i loro figli avevano febbre ad oltre 40 gradi, soffrivano di forti mal di testa, con dolori muscolari e tosse». Gilching infatti è un comune molto vicino a Weßling. E a Gilching si trova anche, come già detto, la sede della Webasto Thermo & Comfort SE, la quale dista in linea d’aria dalle scuole elementari di Weßling-Oberpfaffenhofen la bellezza di 3.000 metri.

Webasto 1

In ogni caso il Coronavirus ha veramente finito per raggiungere le scuole di Weßling-Oberpfaffenhofen. Lo si legge nella solita Süddeutsche Zeitung, in un articolo datato 11 marzo 2020:

L’ufficio igiene ha chiuso la scuola elementare di Weßling perché un’insegnante si è rivelata positiva al Coronavirus. Fino a martedì 17 marzo compreso, i 201 studenti e circa 20 insegnanti devono rimanere a casa, ha affermato l’ufficio distrettuale. Anche il centro diurno “Villa Kunterbunt” a Hochstadt resterà chiuso per questo periodo. Dopo il liceo di Tutzing e il liceo tecnico di Starnberg, la scuola elementare Weßlinger è la terza scuola del distretto in cui sono stati conosciuti i casi di Coronavirus. Come riportato dall’ufficio distrettuale, l’insegnante è una donna di 49 anni. Anche il suo compagno, un uomo di 50 anni, è stato infettato dal Coronavirus. Entrambi stanno bene, e restano isolati in casa, secondo la portavoce del distretto Barbara Beck. Come dice la direttrice di Weßling, Maria Streifinger, tutti i genitori sono stati informati del fatto martedì sera. (…) Mercoledì l’ufficio distrettuale ha riferito di sei nuovi casi di coronavirus: quattro uomini di 32, 36, 53 e 67 anni, un adolescente di 16 anni e una donna di 37 anni. Tutti restano isolati in casa. Ciò ha aumentato il numero di contagiati nel distretto a 22, otto dei quali vengono monitorati nell’ospedale di Starnberg.

Si noti come in Germania le persone anziane sembrino sconosciute a quel Coronavirus che in giro per il vasto mondo pare invece avercela a morte, nel vero senso della parola, con loro. Nel frattempo a Weßling anche il municipio è stato chiuso.

L’atteggiamento della Germania

Ciò che questo articolo insinua, ovviamente, è che le autorità tedesche fossero a conoscenza della presenza del Coronavirus in Germania prima di quel 27 gennaio 2020. D’altra parte, da almeno due mesi a questa parte il loro atteggiamento è strano, ma costante: più che dal Coronavirus sembrano spaventate, con un occhio anche all’economia, dal fatto che la sua presenza e progressione possano creare panico. Ora, la preoccupazione di evitare il panico di per sé è perfettamente giustificata, anzi, doverosa, se pensiamo anche alla superficialità italiana su questo aspetto della gestione della crisi, a patto di non cadere nel …panico e cedere a pratiche consone più all’opaco dirigismo cinese che alla trasparenza europea. La strategia tedesca sembra quella di portare progressivamente, a fari spenti, a dosi omeopatiche, la popolazione a rendersi conto della gravità della situazione. A immunizzarla dal panico, prima ancora che dalla malattia. Manzoni direbbe: «sopire, troncare; troncare, sopire». Così si spiega, per esempio, la tranquillità con la quale la Merkel parla della possibilità di un 70% della popolazione infetto, o quella con la quale i media, che sembrano aver capito l’antifona, riportano come se fosse nulla le fosche previsioni dell’Istituto Koch sulla straordinaria velocità di espansione dell’epidemia. Sulle notizie in merito a questa vicenda prevale, o almeno è prevalsa fin qui, una sorta di opacità e pigrizia generale. La quale però un po’ alla volta ha portato a dei veri propri imbrogli: altro non si possono definire le ridicole statistiche sui contagiati e soprattutto sui morti a causa del Coronavirus. In Germania di Coronavirus non muore nessuno o quasi:  in un paese, cioè,  che non è meno vecchio di quell’Italia nella quale la grande maggioranza dei morti col Coronavirus è costituita da 80enni con patologie pregresse. Le autorità si affrettano a dire che col tempo anche i numeri tedeschi avranno una fisionomia normale, e può darsi che stiano pianificando, senza dare nell’occhio, come hanno fatto fin qui, un graduale rientro dalla non credibilità contabile. Ma intanto si può già stare ragionevolmente certi che fin dall’inizio, in obbedienza alla strategia della comunicazione sopramenzionata, le autorità tedesche avevano deciso di escludere dalle statistiche dei contagiati e dei decessi la gran parte delle persone anziane. C’è il sospetto, cioè, che fin qui la Germania abbia giocato ambiguamente sul fatto che per molte persone anziane e malate il Coronavirus è stato solo la complicazione finale e fatale che le ha portate alla morte: persone di cui dal punto di vista del buon senso (non so da quello dei protocolli medici) sarebbe abbastanza ridicolo dire che sono morte di Coronavirus. La grande ondata d’influenza (quella vera) che ha colpito la Baviera e la Germania nei primi due mesi dell’anno è stata più che sufficiente, fin qui, alla vigilia dell’arrivo della bella stagione, per annegare questi decessi in una contabilità per così dire rassicurante.

Tuttavia non ci pare che il timore di creare il panico generale, con tutte le conseguenze sociali e economiche del caso, sia una ragione sufficiente per il ricorso a una pratica così drastica. La ragione ultima, invece, potrebbe essere questa: che se le autorità tedesche avessero cominciato fin da fine febbraio a usare una metodologia italiana per le statistiche sull’epidemia COVID-19, fin da subito i numeri avrebbero spinto molti a riconsiderare i casi di tante persone anziane morte nelle settimane precedenti, di febbraio, ma anche, e soprattutto, di gennaio.

2 thoughts on “Coronavirus: gli strani contagi alla Webasto

    1. Ho visto. Grazie della segnalazione. L’articolo non è molto stringente in realtà sui particolari di vicenda. E analizza i fatti dal punto di vista di un possibile contagio arrivato in Italia dalla Germania. Io non mi espressi in merito, anche se la tale eventualità si leggeva chiaramente tra le righe del mio post. Diciamo che l’articolo viene a integrare sotto alcuni aspetti la mia piccola inchiesta. Sul sito Facebook del giornale che oggi riporta l’articolo sulla Webasto ho messo il “link” al mio post di tre mesi fa. Vediamo se succede qualcosa…

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