Le elezioni bavaresi sobriamente considerate

A leggere i giornali (soprattutto i titoli dei giornali) ed ad ascoltare i telegiornali di casa nostra si resta sempre ammirati dal provincialismo chiacchierone e pigro dei media italiani. Nulla riesce a scalfirlo. Cosicché risulta impossibile avere un quadro chiaro della situazione nonostante la logorrea degli inviati e dei mezzibusti televisivi e la prolissità inconcludente degli articoli di stampa. Cerchiamo allora di fare chiarezza sull’esito delle elezioni bavaresi.

  1. La Baviera profonda non è cambiata, la Baviera profonda è sempre la stessa, con un elettorato spostato in grande maggioranza a destra.
  2. Le elezioni hanno sostanzialmente dato luogo ad una ricomposizione politica all’interno degli schieramenti progressista e conservatore.
  3. Il partito dei liberi elettori (Freie Wähler, nato molto prima dell’AFD ma per i giornali italiani una formazione politica ancora pressoché fantomatica) è da lustri una spina al fianco della CSU in Baviera. FW è in sostanza un partito regionalista-conservatore (non solo bavarese) fautore di una semi-antipolitica-dal-basso, incarnata in una sorta di cripto-leghismo perbene (alieno, per esempio, da certe sparate anti-immigrati) radicatosi come da noi nelle roccaforti conservatrici democristiane: quindi – in Baviera – una sorta di CSU dentro la CSU, anche se nel parlamento europeo fa ufficialmente parte del variegato gruppo dell’ALDE. Mentre l’AFD è un partito la cui leadership era in origine liberista-conservatrice prima di essere espugnata dalla sua componente nazionalista-identitaria.
  4. La CSU non ha molte colpe per il crollo dei voti (sempre tenendo a mente che comunque si attesta al 37% dei suffragi!), visto che non risulta che il cielo sopra il paradiso bavarese si sia oscurato negli ultimi tempi. Ciò che essa paga è soprattutto la storica alleanza a livello nazionale con la CDU della Merkel, un partito sempre più convertito al politicamente corretto progressista (e muto sul problema Islam) e perciò sempre più inviso all’elettorato conservatore bavarese. La CSU storicamente (fin dai tempi dell’indimenticato e terragno boss Franz Josef Strauß) si è sempre barcamenata bene o male tra la sua natura schiettamente conservatrice e quella centrista della CDU. Ma oggi questo equilibrio minaccia di saltare a causa dell’appiattimento della CDU su posizioni centriste-progressiste.
  5. I Verdi hanno succhiato metà dei voti ai Socialdemocratici mentre i voti persi dalla CSU sono andati a FW e AFD, nonostante certe recenti uscite ed iniziative di stampo conservatore (crocefissi nei luoghi pubblici, ad esempio) del governo bavarese. Ciò significa che anche in Baviera l’elettorato – nella sua confusione – vuole spesso inconsapevolmente chiarezza, a sinistra come a destra. La politica deve intendere questo riposto bisogno di chiarezza da parte dell’elettorato, se non vuole precipitare nella confusione al cubo rappresentata in Italia dall’inciucio Lega-M5S, il patto del Nazareno dei sovranisti, quello vero e l’unico veramente concretizzatosi, a dispetto della propaganda dei grillini, dei leghisti e della grande stampa, per una volta tutti appassionatamente insieme.
  6. Naturalmente i politici e i media moderati tedeschi non hanno mancato di trovare le cause della sconfitta della CSU nell’atteggiamento populista e divisivo mostrato dal partitone bavarese in campagna elettorale: la verità, invece, è che un atteggiamento contrario avrebbe solamente peggiorato una lose-lose situation.

3 thoughts on “Le elezioni bavaresi sobriamente considerate

  1. Caro Zamax,
    complimenti per l’analisi lucida ed approfondita del voto bavarese. Dimostri di saperne alquanto.
    C’è stato comunque uno spostamento a destra che avrà influssi anche a livello nazionale e, presumo, la Merkel, presto, non sarà più cancelliera. E’ così?

    ettore

    P.s. segnalo questo piccolo refuso:
    La politica deve intendere questa riposto bisogno di chiarezza da parte questo riposto

  2. Correggo, grazie.
    Non so quanto possa ancora durare il cancellierato della Merkel. Penso che per il momento non succederà nulla semplicemente perché la relazione del campo “moderato” col suo elettorato conservatore in tutta Europa è talmente compromessa da impedire qualsiasi riconciliazione, per cui il tirare a campare risulterà per la Merkel ancora l’unica scappatoia alternativa alla frattura traumatica fra i “popolari centristi” e quelli “conservatori”. Ma è solo questione di tempo: né i socialdemocratici, né i cristiano-sociali bavaresi aspirano al suicidio. Intanto però questa diserzione dei popolari europei dal proprio elettorato ha provocata la crescita di una destra nazionalista dura e pura che non sarà più possibile escludere dalle alleanze politiche pena la fagocitazione del conservatorismo da parte del nazionalismo sovranista. Questa deriva sinistroide dei popolari, che paradossalmente il crollo del comunismo ha accelerato, dura ormai da diversi decenni. L’agenda politica dei popolari si è ridotta alla interpretazione urbana e non estremista di quella progressista; il popolarismo, alla stregua della Chiesa Cattolica, parla ormai la lingua o la neolingua del liberal-progressismo, col suo corollario di dogmi transumani, ecologici, laico-repubblicani ecc. ecc. Chi ha cercato di opporsi a questa deriva, come Berlusconi, è stato demonizzato e perseguitato da tutti i poteri consolidati. Oppure è stato proditoriamente e brutalmente azzoppato, come è accaduto a Fillon in Francia. Fillon aveva stravinto a sorpresa le primarie dei Repubblicani francesi, battendo il candidato dell’apparato Juppé. Lo aveva fatto, un po’ per convinzione, un po’ perché aveva fiutato l’aria, interpretando i sentimenti conservatori del suo elettorato, arrivando perfino a parlare – scandalosamente, ça va sans dire – delle “radici cristiane” della Francia. Aveva la strada verso la presidenza spianata quando è arrivata la magistratura a incastrarlo (dal punto di vista mediatico, visto l’iter giudiziario è ancora lungi dal compiersi) per un affaruccio di impieghi fittizi in cui era coinvolta sua moglie: pratica non bella, ma comune e tollerata tra i parlamentari di Parigi. Il classico segreto di Pulcinella, su cui è scattata l’indignazione a comando. Nonostante la campagna di denigrazione, il tradimento di molti quadri del suo partito andati a rimpolpare le forze macroniane, e sebbene fosse dato per morto, Fillon al primo turno delle presidenziali ottenne il 20% dei suffragi, contro il 21% della Le Pen e il 24% di Macron, perdendo la lotta per il ballottaggio ma dimostrando tutta la potenzialità della sua candidatura. Cosicché i francesi di beccarono Macron, in attesa forse di beccarsi la Le Pen, anche se c’è da dire che la nuova leadership dei Repubblicani si sta spostando sempre più a destra: ma basterà per non farsi inghiottire dal lepenismo? La sinistra e i poteri consolidati in Italia hanno fatto la guerra a Berlusconi e si sono beccati Salvini…
    P.S. Qualcuno forse si domanderà come mai da tempo sia assente dal web. Be’, la ragione è molto semplice: mi è capitato un malanno, non grave o preoccupante, ma dannatamente rognoso, molto doloroso nella fase acuta, abbastanza invalidante e molto lento a guarire. Da quattro mesi sono affetto da una “capsulite adesiva” alla spalla destra, uno di quei malanni di cui ignori con ogni probabilità l’esistenza fino a quando non ti capita. Ora però va molto meglio, e l’obbiettivo ormai è quello del recupero al 100%, ed è per questo che comincio a rifarmi vivo.

    1. Grazie tante per la risposta ed anche per la panoramica sulla Francia, la cui situazione non promette nulla di buono sia sul piano politico a causa del dissennato ed arrogante “maestrino” Macron, che su quello sociale e dell’ordine pubblico per il pericolo sempre più manifesto rappresentato dalle presenze islamiche ormai preponderanti in diverse banlieues. Altro che la Francia, quale esempio di integrazione!

      Quanto alla salute, ognuno ha i propri acciacchi: comunque, se il più è passato, forza e coraggio per un pronto ristabilimento.

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