Le mezze verità di Antonio Spadaro al servizio di una falsa rappresentazione della situazione in Europa

Come riporta il Giornale, Padre Antonio Spadaro, negli ultimi giorni della campagna elettorale per le Europee, si è lasciato andare sul suo profilo Twitter a dichiarazioni aspramente critiche verso i cosiddetti sovranisti: «c’è chi in campagna elettorale usa Dio e i santi e c’è pure chi vende monete per pregare per la rielezione del proprio candidato. L’uso strumentale della religione sembra non conoscere più decenza (…) Rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico, ma in maniera inversa rispetto al passato: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio (…) Radici cristiane dei popoli non sono mai da intendere in maniera etnicista. Le nozioni di ‘radici’ e di ‘identità’ non hanno medesimo contenuto per il cattolico e per l’identitario neo-pagano. Etnicismo trionfalista, arrogante e vendicativo è anzi il contrario del cristianesimo».

C’è ovviamente del vero in ciò che dice Spadaro: se si mette Dio al servizio della Nazione, anche se si mostra di voler fare il contrario, si incorre nell’idolatria e nella negazione del cristianesimo. Spadaro ha gioco facile nel sottolineare questa ovvietà, di fronte a certe grossolanità ostentate dall’area politica cosiddetta sovranista. Ma le sue ragioni finiscono qui. E non sono neanche ragioni, ma mezze verità messe strumentalmente al servizio di una falsa rappresentazione complessiva del periodo che stiamo vivendo in Europa.

C’è innanzitutto un problema di metodo: se Spadaro avesse fatte queste considerazioni con l’intenzione di segnalare il pericolo di un avvitamento anticristiano delle istanze sovraniste, magari agli stessi sovranisti, avrebbe fatta cosa buona e giusta. L’acrimonia e il sarcasmo verso gli stessi denotano in lui, invece, l’atteggiamento di chi, per usare lo sfatto linguaggio oggi in auge nella Chiesa e di cui il gesuita è un campione, non ascolta le ragioni dell’Altro a prescindere: Spadaro, il misericordioso, ha già fatto il processo alle intenzioni ed emesso condanna definitiva.

Inoltre, se il mettere Dio al servizio della Nazione, facendo di fatto quest’ultima il vero Dio, può essere in prospettiva un pericolo di derive sovraniste o identitarie sfocianti potenzialmente in una sorta di cesaropapismo cattolico (vedi la fascinazione per la Russia), piuttosto che in quel fantasmagorico neo-paganesimo con cui si vuole alludere non tanto velatamente al nazismo, è piuttosto straordinario che Spadaro non veda che una deriva con esiti simili anche se di stampo contrario è già concretamente in atto in quell’Europa ufficiale, cioè la sola considerata accettabile, che egli ama tanto.

A livello filosofico-religioso, infatti, i cosiddetti europeisti, superiori a tutte le religioni, hanno finito per sposare la religione laica di stampo giacobino. Il termine europeismo oggi non definisce più soltanto un’adesione al disegno di una più o meno accentuata convergenza politico-economico-amministrativa tra i paesi europei, ma si è caricato, cioè è stato progressivamente caricato col metodo gramsciano dell’okkupazione ideologica, di un corollario arbitrario di valori o pseudo-valori, diciamo politicamente corretti per farla breve. In obbedienza a tale retorica, dunque, l’europeo è diventato un essere astratto, e sta oggi all’Europa come il cittadino stava alla République dei rivoluzionari francesi, e lo spirito europeista è diventato una specie di spirito laico-repubblicano su scala europea: insomma, l’europeismo come religione laica, con un suo Comitato di Salute Pubblica informale a Bruxelles, che nella sua laicità però di fatto non sa neanche più distinguere fra Dio e Cesare, perché non riconosce nulla sopra se stesso, esattamente come i nazionalisti senza Dio o quelli che hanno messo Dio al servizio della Nazione. Chi non s’adegua alla Narrazione Europeista diventa antieuropeo, e forse tra poco nemico dell’umanità. E anche perché le gerarchie cattoliche – incredibilmente, verrebbe da dire, se vivessimo in tempi normali – stanno al gioco dell’europeismo giacobino, i sovranisti rispondono molto confusamente a questa deriva.

Che, essa sì, è anche pagana, caro Spadaro: come fai a non accorgerti che il Climate Change, il mito della Madre Terra, il Nuovo Ordine Verde che si profila magnifico e progressivo all’orizzonte come un tempo quello Rosso (e che ieri pure la popolare Merkel ha omaggiato), con le relative parole d’ordine, con i relativi dogmi pseudo-scientifici, coi suoi impulsi millenaristici, è ormai assurto al ruolo di una nuova pseudo-religione pagana, cui la Chiesa Cattolica si è assurdamente accodata? La religione laica dell’Europa l’ha fatta propria e l’ha messa accanto al carro del Catechismo Laico cui il cittadino europeo deve intimamente aggiogarsi per essere considerato tale: un catalogo sempre aggiornato di opinioni sedicenti democratiche & responsabili promosse a dogmi della convivenza, e quindi non più opinabili. Tornano alla mente le parole di Tocqueville sul socialismo (e non sul turbocapitalismo liberista – qualsiasi cosa si intenda con queste mezzo esoteriche definizioni – del cui dominio si favoleggia nel mondo): «…ciò che giustifica l’idea che lo Stato non deve essere soltanto il dirigente della società, ma, per così dire, il maestro, il precettore, il pedagogo di ogni uomo; deve sempre porsi a lato di lui, al di sopra di lui, attorno a lui, per guidarlo, mantenerlo, trattenerlo; in una parola, è una graduale confisca della libertà umana […] Il socialismo è una nuova formula della servitù […] L’assolutismo professava quest’opinione: che la saggezza è solo nello Stato, che i sudditi sono degli esseri deboli e infermi che bisogna sempre tener per mano, per paura che non cadano, non si feriscano […] dunque pensava su tale punto precisamente come i socialisti di oggi…»

Se l’uomo, per usare il linguaggio di S. Tommaso e Aristotele, è sinolo di anima e di corpo, la nazione non può certo aspirare a una identità simile a quella dell’uomo, giacché l’anima (la forma del corpo) di ogni uomo è nella sua unicità immortale, quando cristianamente intesa. E nemmeno completamente a quella di un ente organico composto di materia e di forma che arriva a una sua contingente e ossimorica, relativa compiutezza: un qualcosa, insomma, che è ma che può essere e non essere, e che è solo relativamente, in quanto sempre in attesa di degenerare prima di trasformarsi in qualcosa d’altro. Tuttavia, per analogia molto imperfetta con l’uomo, in quanto composta di uomini, si può ben dire che anche la nazione (o una confederazione di nazioni, o una comunità sopranazionale) ha un suo corpo e una sua anima. E contrariamente a quanto comunemente si dice, l’anima di una nazione, il suo soffio vitale, non è costituita da ciò che la rende particolare, ma dal suo spirito universalista, che per essere tale senza contraddizioni deve essere cristiano. Ciò che invece viene definito erroneamente come l’anima o lo spirito di una nazione è piuttosto il suo corpo, cioè il suo territorio, la sua lingua, la sua storia, la sua tradizione, la sua cultura, il suo ethnos insomma, il quale però la identifica solo imperfettamente, giacché in ultima analisi l’ethnos soggiace al divenire delle cose. Ecco allora che, entro questi limiti, anche una nazione è composta di anima e di corpo. E il suo spirito universalista non può sopravvivere senza essere innestato in un corpo che la tenga in piedi, così come il suo ethnos, il suo corpo, è destinato a chiudersi in se stesso, a rinsecchire e morire se non sposa l’universalismo.

Il contrasto tra kultur e zivilisation, cioè tra il fattore statico, identitario, conservatore della prima, e il fattore dinamico, cosmopolita, universalistico della seconda si supera solo se la kultur non si rinserra in se stessa e la zivilation è cristiana, non giacobina, annichilatoria, anticristiana, pseudo-cristiana o anti-cristica. Il Cristianesimo rispetta i corpi della nazioni e li avvicina attraverso uno spirito universalistico che li rimodella e li guida con dolcezza nel tempo. E’ sintomatico vedere oggi la Chiesa Cattolica, o almeno una parte importante di essa, sposare oggi di fatto, per sventatezza, ignoranza, confusione, quando non di complicità, la zivilisation giacobina in Occidente e in Europa, e rinunciare, sempre di fatto, alla zivilisation cristiana, cioè al suo spirito missionario, nell’Orbe non cristiano, mostrando un rispetto non leale, ma cortigiano – nella sua ansia di fare ponti e di non fare proselitismo – verso tutte le kultur non cristiane o non cattoliche di questo mondo.

Di questo sbandamento Padre Antonio Spadaro sembra essere più complice che sventato collaboratore. Svelto a denunciare il presunto identitarismo neo-paganeggiante dei suoi avversari politici (giacché lui stesso è divenuto un attivista politico) e le visioni totalizzanti e totalitarie dell’identità nazionale o sopranazionale, lo è altrettanto nel confezionare discorsetti melliflui e politicamente corretti in cui traspare una visione dell’Europa appiattita nichilisticamente sul puro divenire, e quindi su qualsiasi mancanza di identità. Tempo fa, ad esempio, sul futuro del nostro continente si esprimeva hegelianamente così: «Questa visione dunque è profondamente legata al divenire, al superamento dialettico di muri e ostacoli.» O anche: «Perché l’Europa non è una “cosa”, ma un “processo”. Non è un sostantivo, ma un verbo. L’Europa non “è”, ma “si fa”.» Il che, curiosamente, riecheggia pure i ragionamenti di un filosofo ferocemente e coerentemente anticristiano come Nietzsche: «Ma un tale sostrato non esiste: non esiste alcun “essere” al di sotto del fare, dell’agire, del divenire; “colui che fa” non è che fittiziamente aggiunto al fare; il fare è tutto.» (Nietzsche, Genealogia della morale, I, 13) Nietzsche non avrebbe neanche del tutto torto, se si trovasse nella Gerusalemme Celeste: libero dal peso del passato, e dalle ansie del futuro, lì sì l’uomo, nella pienezza del suo corpo glorioso, alla presenza della visione beatifica, potrebbe dire che essere, fare, vedere, vivere sono la stessa cosa. Proclamarlo qui, è cadere nell’immanentismo, nel panteismo, nel millenarismo, nelle ideologie totalitarie, o nell’illusione del superuomo.

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