Che brutto il “Libiamo”!

Questo è uno sfogo e come tale va inteso. Cioè non va inteso alla lettera. Come quando nel dolore si impreca contro Dio, senza che a parlare sia il cuore. Dunque, immagino che ogni tanto capiterà anche a voi: un brutto motivetto, popolare grazie alla sua banalità, vi coglie impreparato e s’impossessa di voi per qualche giorno prima che vi riesca, a forza di potenti antidoti musicali, di scacciarlo dalla vostra testa. Sono rimasto vittima di questo supplizio nei primi giorni dell’anno, dopo essere incappato nel “Libiamo” verdiano del Concerto di Capodanno alla Fenice trasmesso dalla RAI. La musica di Verdi abbonda di questi terribili motivetti (di successo) che non citerò per non scandalizzare ancora di più il vasto pubblico e gli augusti critici musicali. Io non sono affatto insensibile (al contrario, anzi) alle melodie “facili” ed accattivanti, alla musica di immediata comunicatività. Tuttavia, prima ancora che per la fattura, queste melodie si distinguono per il nudo disegno: eccone una che brilla per freschezza, eccone una seconda che v’incanta per delicatezza, una terza che vi conquista per l’imperiosità, eccone una quarta dall’incedere felino, penetrante come una lama, ed eccone una quinta che ha dentro il fuoco e vi avvolge nelle sue spire; tutte queste belle qualità presuppongono però una naturale eleganza; la melodia goffa e grossolana, al contrario, nella sua impotenza ammiccante mi fa sempre l’effetto di un’oscena strizzatina d’occhio.

Perciò devo dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità: quando sento il “Libiamo” io lancio immancabilmente il mio maligno grido di dolore, da anni ridotto a formula fissa: «Aiuto! Il lissio!». Intendiamoci: io non niente contro il lissio; è musichetta senza grilli per la testa, che non pretende altro che essere quello che è: musichetta, appunto; gli spiriti giocondi che ballano il lissio li guardo perfino con simpatia; quelli che l’ascoltano diciamo che dimostrano di avere una fenomenale bocca buona, il che è sempre indizio di ottima e invidiabile digestione. So bene di non essere il solo, sotto sotto, a pensarla così, sul “Libiamo” intendo. E poi c’è tanta gente amante della musica la quale, suggestionata dall’approvazione generale e direi quasi istituzionale di cui gode questa bruttura verdiana, se lo fa piacere con una dolorosa smorfia di beatitudine dipinta sul volto.

In un articolo pubblicato sul Russkie Vedomosti nel 1872 il grande compositore russo Tchaikovsky scrisse: «Questo figlio del soleggiato sud ha peccato molto contro la sua arte inondando il mondo intero con le sue melodie da organetto di cattivo gusto, ma molto gli deve essere perdonato in grazia del suo indiscusso talento e del sentimento genuino che ogni opera di Verdi emana». Ah come, come, come, come, come, come, come lo capisco, il grande Pyotr Ilyich! Infatti, nonostante il suo cattivo gusto, anche Verdi sa essere grande: se la sua Musa non conosce mai veramente la grazia e la dolcezza, che egli surroga spesso con la sapiente, secca ed impassibile sublimazione del banale (prevengo il grande pubblico: il “Va pensiero” è un’altra di quelle bolsaggini verdiane immeritatamente famose che non digerisco), quando si tratta di mettere in musica il tormento e soprattutto il furore, Verdi è veramente nel suo elemento. Tutta questa materia bruta e corrotta viene rifusa in musica con un’energia selvaggia ma controllata. Ed ecco che da questo crogiolo nascono le gemme, come le due che ho nel cuore, tutte due tratte dall’Otello: l’inizio dell’opera, che vi si apre in faccia come una finestra sfondata dalle intemperie e la determinazione davvero marmorea di quel «Sì, pel ciel marmoreo giuro!» che chiude il secondo atto. Ah, che bello!

4 thoughts on “Che brutto il “Libiamo”!

  1. Gentilissimo Zamax, che il “valzerino” possa piacere o meno è assolutamente legittimo, ci mancherebbe!!
    Il fatto è che esso, inserito nel contesto drammaturgico per cui è stato creato, è perfettamente funzionale al proprio scopo…..
    Ciò che fa di Verdi in genio indiscusso della musica (al di la dei gusti di ognuno) è proprio la sua inarrivabile capacità di saper essere estremamente “colto” senza disdegnare alla bisogna di tirare in ballo il “vero” per non ridursi ad essere semplicemente “verosimole”…..
    Cordialità.

    1. si ma…forse Zamax già lo sa…e forse è il pubblico del Concerto di Capodanno della Fenice a non saperlo ;D
      (e neanch’io 😉 )

    2. Gentilissimo Beppe,
      intanto la ringrazio per la sua urbanità.
      Il fatto che sia funzionale non vuol dire che sia bello. Se lei però mi dice che se fosse bello non sarebbe “vero” e il contesto drammaturgico andrebbe a farsi benedire, io le risponderei: ma allora “l’artista” che ci sta a fare? Inoltre, per apprezzare adeguatamente questo “vero” dovremmo mettere in secondo piano la musica subordinandola all’effetto drammaturgico: la musica sarebbe ancella del teatro. Ma qualcuno potrebbe dire: no, non sarebbe subordinata, caro il mio fessacchiotto; sarebbe riscattata, sublimata e fusa in un tutt’uno con quel dramma che tu non sai apprezzare. E gli risponderei: e no, caro il mio furbacchione; io la miracolosa fusione non la sento proprio, visto che soffro con tutta evidenza le pene dell’inferno. Il problema non è che il “Libiamo” sia un “valzerino”, ma che è un brutto valzerino (io adoro, ad esempio, il popolarissimo “Valzer dei fiori” del grande Pyotr sopramenzionato) e non mi pare che per essere funzionale al dramma dovrebbe essere brutto – qual è! – per forza.
      Poi, naturalmente, è anche questione di gusti. Se si conoscessero i miei… Lo dico anche per non inimicarmi qualche conoscente per altri versi interamente a posto.
      Cordialità.
      (Però è brutto!)

      1. Garzie a Lei Zamax…….
        Dunque:
        L’Artista sta rappresentando una banalissima festa in un banale salotto parigino di metà Ottocento dove un’orchestrina sta strimpellamdo un banalissimo valzer e anche i convitati sono per così dira impregnati di tale banale (borghese) atmosfera…..e improvvisano un brindisi….( banalissimo? ).
        Non siamo in una favola come ” Lo Shiaccianoci ” dove sono meravigliosi fiori a…..danzare…..
        Verdi non è Tchaikovsky e (soprattutto) non è Wagner!!!!…….A lui, almeno quì, la “filosofia del sublime” non interessa a lui interessa “il Teatro” perchè è essenzialmente uomo (genialmente) di teatro in musica, che poi è il nostro Melodramma……
        Poi Lei,come altri, potrà continuare a ritenere brutto questo brano ( anche io non lo giudico certo un capolavoro assoluto) ma all’interno della Traviata concorre a formare quel capolavoro assoluto (questo certamente, e non certo per mio decreto) che a tutti gli effetti è la Traviata……
        Ciò detto, a Lei, e a chiunque lo creda, Verdi ( o una parte della sua opera) potrà continuare a non piacere come a me sostanzialmente continuerà ad affascinare, commuovere, atterrire, esaltare ecc.ecc…….insomma ad emozionarmi……Ma quì si entra nel regno del rispettabilmente opinabile…..
        Cari saluti!

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