La libera Chiesa e il Sinedrio laicista

V’è ancora in Italia qualcuno, e pure intelligente, che crede all’esistenza di un potente, vasto, ramificato e tentacolare partito clericale; tara secolare che costringerebbe il nostro paese ad una sorta di infinita adolescenza; all’immaturità ributtante di un corpo storico ormai avvizzito; un mostro, nel novero delle nazioni civili. Ora, che sotto l’arco delle Alpi, ristagni da tempo una qualche anomalia è ben risaputo: il suo colore anche, e non è bianco-giallo. Costoro ragionano come quelli che, da mane a sera, ci scorticano le orecchie con nenie gracchianti sulla democrazia non ancora compiuta, l’unto e bisunto ma ancora funzionante grimaldello retorico del golpismo rosso.  Ben si capisce, ma questo non lo dicono a chiare lettere, che il nodo gordiano della divisione tra Stato e Chiesa, sarà tagliato – a vantaggio di tutti, e soprattutto del credente – quando la squadriglia dei preti si limiterà a parlare o nel confessionale o fra le quattro mura di una chiesa strettamente e quasi confidenzialmente in materia di fede e dottrina: il civismo cattolico sarà catacombale o non sarà.

Questo bel mondo di accigliati sacerdoti del laicismo, guidati da pensosi costituzionalisti cresciuti devotamente nella Religione del Libro della Bibbia Laica, la nostra bella e sana Costituzione del 1948, che qui bacio  – ché di feticismo si tratta -, è stato brutalmente preso in contropiede – esso, e i suoi servi sciocchi tra le file dei cattochic – dalla nuova e impudente libertà di uno stuolo di vecchi vescovi e cardinali arteriosclerotici. Rimpiangono perfino i tempi (ormai rimpiangono tutto della Prima Repubblica, tanto ci stavano comodi!) della Democrazia Cristiana, e non si accorgono, invece, che proprio la scomparsa di quello Stato Pontificio politico che fu la balena bianca, (che ci salvò dal comunismo e che ricucì le ferite ancora aperte di un’Unità Nazionale più giacobina e anticattolica che liberale) ha restituito i vescovi e i cardinali, sotto la guida di un esemplare di razza bavarese,  al loro pieno ruolo pastorale: attento alla pecora; e attento al gregge. Si sente nell’aria un odor schietto – che neanche dispiace – di sano e solido anticlericalismo, di vecchio stampo ottocentesco; di voglia di fargliela vedere, ai preti; di orgoglio novello e sfrontato.

Proprio per il pericolo dell’insorgere di un nuovo aggressivo anticlericalismo, se la Chiesa non si fa gli affari suoi, ha manifestato profonda preoccupazione lo storico Alberto Melloni, portavoce  della Chiesa Scismatica Dossettiana e della dhimmitudine cattolica, nello spirito conciliante dei suoi fratelli pacifisti per i dittatorelli di tutti e cinque i continenti, ai quali offrono prontamente profonda, partecipata, attenzione spirituale. A dar lustro alla compagnia si sono aggiunti il vecchio bigotto Oscar Luigi Scalfaro e il pavido Leopoldo Elia, quest’ultimo della schiatta dei costituzionalisti con l’occhio di falco per i fascismi, fascismi del passato s’intende; personaggi cui il Cristianesimo calzava come un guanto fino a che vestiva in parte i panni del Principe Democristiano, a quello devotissimi quand’era in salute.

All’edificazione della Chiesa Riformata Italiana, sul modello di certe addomesticate chiese nazionali protestanti o di quelle nazionali ortodosse, o meglio ancora della Chiesa Patriottica Cinese, hanno profuso le loro forze molti dei cattolici più malleabili, in specie nelle terre d’Italia requisite dal totalitarismo debole del marxismo peninsulare: i soggetti più pronti a sviluppare la Sindrome di Stoccolma sono sempre coloro che con i loro carcerieri hanno una segreta affinità psicologica, e sono i primi a mutuarne i metodi – nel nostro caso i metodi del giacobinismo in campo culturale – nei confronti dei loro confratelli di sventura. Così la sinistra democristiana, al popolo sconosciuta, divenne egemone nel partito. Così Rosy Bindi e compagni hanno cercato di egemonizzare l’associazionismo cattolico, brandendo la bandiera a strisce multicolori della grande prostituta di Babilonia.

Per venir incontro allo Spirito del Mondo, hanno inventato una nuova teoria, pur contrabbandandola per quella liberale (e cristiana, dico io) che distingue tra morale e legge, tra peccato e crimine: la teoria della doppia morale. (Sia qui notato tra parentesi come il povero Buttiglione sia stato infamato dall’esercito mediatico e politico dei chierici progressisti europei solo per aver ribadito quello stesso principio liberale quando disse, decidendo di non abiurare al suo processo, e correttamente per uno che si professa cristiano, che “l’omosessualità non è un crimine”). In pratica per il cristiano ciò significa la rinuncia a priori ad ogni lotta politica sui temi etici di fondo e il suo farsi garante non solo della legittimità ma anche della validità morale di ogni altra visione del mondo in quanto legislatore; e un continuo esercizio di fine-tuning della propria posizione politica sulla scia del relativismo etico.  Siamo ben lontani dalla scelta del male minore e da ogni realismo nelle cose di questa terra; siamo alla pura e semplice rinuncia alla testimonianza che rimane utile e vivifica la società anche nel momento della sconfitta politica, in quanto è indispensabile in una democrazia moderna, pena la decadenza,  che la coscienza dell’individuo non riposi passiva nel solco della legge. La quale, in assenza di un vasto, continuamente vivo e aperto pubblico dibattito sui temi etici, viene a costituire passo dopo passo, nell’indifferenza generale, l’unica etica riconosciuta. Certi liberali dovrebbero rendersi conto che è proprio il continuo fermento e il ribollire della polemica su queste tematiche nella scena politica e nell’opinione pubblica (quale esempio migliore degli Stati Uniti d’America?) a tener vivo il sentimento della libertà individuale, non la privatizzazione dell’etica che conduce viceversa, come detto sopra, ad uno stato etico di ritorno.

E un’ultima osservazione. L’anticlericalismo e il laicismo tutto d’un pezzo sono tipici dei paesi latino-cattolici. In questi paesi la Chiesa Cristiana ha conservato il suo carattere universalista – cattolico -, mentre nei paesi protestanti parlare in passato contro la religione avrebbe significato, almeno in parte, parlare contro il sentimento nazionale, giacché il protestantesimo è legato alle rinascite nazionali dal tardo medioevo in poi, anche dal punto di vista letterario. In tempi democratici, ciò ha favorito una crescita più equilibrata e meno avvelenata della contesa politica, controbilanciato negativamente a lungo termine dalla genetica tendenza alla frammentazione in sette delle confessioni religiose che specie nel nord della Vecchia Europa ne ha indebolito fatalmente il prestigio e la forza morale atta a sostenere le sfide della modernità; quello stesso prestigio che il magistero petrino ha invece saputo, come sempre, di tempesta in tempesta, efficacemente rinnovare. E’ dunque ragionevole prevedere una lenta ma duratura Reconquista cattolica nel cuore dell’Europa protestante, che sappia raccogliere le istanze di chi non s’arrende alle derive relativiste di un’insana secolarizzazione,  nel quadro, oggi quanto mai necessario, di riconciliazione e ritrovata identità culturale continentale che la Riforma aveva spezzato.

Links: sullo stesso tema Wind Rose Hotel e Il blog dell’Anarca

17 thoughts on “La libera Chiesa e il Sinedrio laicista

  1. Urpo, un articolo controriformista! E io che mi aspettavo un hindsight sui travagli unionisti in puro stile Zamax..!

  2. @ Martin Venator
    Scambi di alto livello, i nostri… ehm, ehm!
    @ Maedhros
    Del tipo “Strano, ma vero!” 😀
    @ Ismael
    Stavo appunto completando l’omelia settimanale, quando è successo il patatrac unionista. A quel punto mi resi conto che non ci sarebbe stato neanche un fedele ad ascoltarmi; ho licenziato il post lo stesso. Solo a lui ho detto, con affetto: vai in pace!
    Ho fatto in tempo solo a comunicare a JCF i miei sospetti, non ancora del tutto dissipati…

  3. “L’anticlericalismo e il laicismo tutto d’un pezzo sono tipici dei paesi latino-cattolici. In questi paesi la Chiesa Cristiana ha conservato il suo carattere universalista – cattolico -, mentre nei paesi protestanti …”

    concordo, basti pensare alla storia del Messico di Juarez, che sfociò in una vera e propria persecuzione anticlericale, per non dire di Mussolini, ricollegandomi al nome, che era profondamente anticlericale, ma da perfetto italiano scelse la via di mezzo 🙂 non l’Italia di Mezzo. Al contrario si può citare come esempio il caudillo Franco.

  4. Tutte le varie forme di “fascismo” sono figlie del socialismo ottocentesco e nacquero come reazione alla deriva nichilistica e internazionalistica del comunismo. I “socialisti” alla Hitler (fondatore del “Partito Nazionale Socialista dei Lavoratori Tedeschi”, ché questo significa Partito Nazista) e alla “Mussolini” non riuscirono mai sacrificare all’ideale socialista il proprio sentimento patrio. Perciò tanto allo “spirito del tempo” cedettero molto terreno per quanto riguarda l’organizzazione totalitaria e socialisteggiante interna della società, tanto più, come una specie di contrafforte, elevarono a vette patologiche e criminali il concetto di nazione e di razza. E’ una riedizione brutalmente politica di quello che successe nel XIX secolo nel campo culturale con la reazione “romantica” al secolo “illuminista”.
    Le società italiane e tedesche, e poi con qualche differenza quella spagnola, nel momento stesso del collasso della democrazia liberale, per una specie di spirito di autoconservazione scelsero di cedere alla “cura omeopatica” fascista. La priorità dei fascismi era la lotta antimarxista, per cui Mussolini ad esempio non poteva permettersi di combattere su troppi fronti. Franco non era certo un “fascista”: il suo “spietato” tradizionalismo, assetato di vendetta dopo le persecuzioni anticattoliche dei governi “repubblicani” sempre più sotto l’influenza dei comunisti, ebbe l’aiuto decisivo di Italia e Germania. Ma è scorretto descrivere il suo regime, per quanto brutto fosse, come “fascista”. E lo stesso vale per i regimi dei vari caudilli latino-americani.
    Ma in genere tutte le rivoluzioni “democratiche” nei paesi cattolici hanno avuto questo carattere spiccatamente anticlericale: da quella francese, ai governi repubblicani spagnoli, a quella messicana, e anche al processo unitario italiano. Proprio perché in nuce conservano un elemento totalizzante, declinato o no in senso nazionalistico, individuano istintivamente nell’ “universalismo” della Chiesa Cattolica un avversario da abbattere.
    Urca, è ora di andare a lavorare… 🙂

  5. Bello, il bassorilievo con Leone che soppianta la bandierina animata. Ogni tanto, mi punge la fregola di fregarti il disclaimer “the unprofessional blog”, una specie di esergo – quello sì – universalmente valido nel descrivere la reale funzione dei diari telematici. Ops, sono fuori tema! 🙂

  6. Oh, oh, fregalo pure, fregalo pure! The unprofessional blog brothers. E inoltre:

    Confessione n. 1) Ho consultato il dizionario per la parola “esergo”.
    Confessione n. 2) Quella specie di “esergo” e l’accenno alla corporazione dei “dilettanti”, è nata sotto l’influenza del “grande dilettante” Goethe, di cui questa estate ho letto l’autobiografia “Poesia e verità” e “Gli anni d’apprendistato di Wilhelm Meister”… ehm!
    Confessione n. 3) Il saluto al lettore fa un po’ il verso a quello che Montaigne prepose al suo blog, passato alla storia col nome di “Saggi”.

    La bandierina animata era assai carina, ma, accidenti, non stava mai ferma!
    Il bassorilievo l’ho scelto con cura, dopo accurata ricerca. Te lo dico in un orecchio, in modo che nessuno ci senta, ma ho la netta impressione che per queste cose fuori dai confini patrii della Serenissima ci prendano per dei fissati… 😀

  7. brav!, come sempre…
    e tanto per uscire dai confini della Serenissima, amo ricordare che l’unico altro stato sempre indipendente dell’Italia che fu vide parecchi dei suoi monarchi scomunicati nel corso dei secoli, ma mai per problemi di anticlericalismo….
    diciamo invece per una perniciosa attrazione del papato verso le posizioni politiche della francia, ricambiata da un’altrettanta perniciosa (per noi in primis, e per l’europa tutta) protezione da parte del francioso delle posizioni politiche del papato….

  8. Un po’ off topic, se vogliamo, ma, a proposito di “protestantesimo” (con virgolette), ho letto qualche giorno fa che sembrerebbe piuttosto prossimo il “ritorno a casa” (a Roma) degli anglicani. Ci pensi?

  9. @ Baron Litron
    Hai scritto “brav”; in un primo momento ho pensato ad un refuso, poi mi son detto: sarà piemontese?
    Eh, il papato da Carlo Magno in poi, ha sempre cercato l’appoggio o la “protezione” di qualche potenza europea, spesso mettendo anzi l’una contro l’altra, al fine di mantenersi indipendente…

    @ Wind Rose Hotel
    Direi per niente O.T.; ho letto persino, cosa di cui ero assolutamente all’oscuro, che il numero dei “Roman Catholics” avrebbe recentemente superato quello degli Anglicani! Non credo che assisteremo comunque, nel mondo protestante europeo, a “conversioni” di massa, quanto piuttosto all’approdo al cattolicesimo di “naufraghi” in cerca di salvezza nello sfarinamento progressivo delle chiese protestanti.

  10. vero vero, piemontese assai…
    quanto al papato, basti dire ce la frontiera sul Garigliano è stata la più longeva in Europa, praticamente dalle guerre gotiche al 1861. fate voi, ma è chiaro che il meridione è stato isolato dal resto del mondo per 1500 anni soltanto perché la ciesa non voleva avere la stessa potenza sopra e sotto, e di conseguenza sotto doveva essere una colonia, non importa di chi….poi, che la potenza europea preferita dal vaticano sia sempre stata la franza, da un lato ha dato a quello squallido paese di pidocchi un’importanza esagerata e immotivata (e tanto falsa che i primi a crederci sono proprio li franzosi), e dall’altro ha spinto gli altri paesi europei a battere sul papa per infastidire la franza, in parecchie occasioni (vedi i lanziqeneqqi, per essere graphically correct).
    chiaramente, per somma malasorte del francioso, la strada d’Italia doveva per forza passare da Aosta e Torino, ed è per quello che sul Tirreno non si parla francese (è anche per quello che noi i francesi non li si sopporta proprio, ‘sti barotti)

  11. Monsieur Zamax,
    moi, la France, je suis outragé, autant que citoyen et President de la Republique Française, que vous pouviez accueillir dans votre journal electronique l’opinion infame de ce malhereusement bien connu calomniateur de notre illustre Patrie.
    Certain que vous avez bien compris tout le mécontentement qui agace dans ce moment meme notre coeur tricolore, soyez vous aussi certain que nous avons fort à coeur votre précieuse santé.

    Jacques Chirac

  12. Monsieur Chiraq (beurch) deuvrait aller chercher, dans le réseau, la biographie du vrai Baron Litron. Et aprés ça, pleurer dans un coin (pour la précision, l’encontre Coni-france du septembre 1744 eut le résulté de 6500 à 480, pou Coni. Le fait que Coni jouait chez-soi n’a pas aidé les gaulois)

    Baron Litron

  13. z= pronuncia “s” sonora come la “s” di rosa

    s= pronuncia “s” sorda; perciò “cosa” va letto diversamente dall’italiano “cosa”

    Secondo mi, queo no zè el vero Chiraq. A ocio e croze ghe manca anca qualche asento su serte paròe. E po’ el gavarìa paura a confrontarse col gran Barùn Litrùn. Cosa zèo ‘sto incontro Coni-france? Cuneo-Francia?

  14. esatamènt, l’era una dele partie del triangolar fransa-spagna-piemont, del campionà 1744-1746, giogà tut an Piemont.
    praticament, a l’inissi del campionà fransa e spagna a l’an butase ansema, e son andait a sidié Coni. dop doi meis, a-i ero 6550 gallispanic s-ciopà dinans a Coni, contra 480 coneeis. a l’ariv ‘d l’invern (e del re), vers la fin ed november, ij franseis a l’han levà le tende, e alora ij coneeeis i son andait an darera, per feli bogé pì ‘n pressa. ‘l governator ed Coni a l’era un todesc, ‘l baron Von Leutrum, che ij abitant a l’an subit virà son nom en Baron Litron (edco perché dop-a na bataja ij piasia ed beive ‘d col bon).
    ij franseis, quand ca van a Coni, a pioro ancora adess….

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