Perché in Italia un partito liberaldemocratico non può esistere

Le elezioni politiche in Giappone sono state vinte dai liberaldemocratici. Per Il Sole 24 Ore è una svolta a destra. Per Il Fatto Quotidiano è una svolta a destra. Per La Stampa il Giappone vira a destra. Per La Repubblica si afferma il partito conservatore. Per Il Corriere della Sera Shinzo Abe è il leader conservatore dei liberaldemocratici. Per L’Unità Shinzo Abe è il leader conservatore dei liberaldemocratici. Per Il Messaggero Shinzo Abe è il leader conservatore dei liberaldemocratici. Insomma: liberaldemocratici = conservatori = destra. Lo scrivono le gazzette della Meglio Italia, okkupate da decenni dalle truppe della rincoglionita Meglio Gioventù. Le stesse che frignano per il fatto che in Italia non ci sia un vero partito liberaldemocratico. Per forza: non lo vogliono né di destra, né conservatore. Ma ammodo, centrista di centro, ed urbanamente occhieggiante a sinistra. Perché in Italia la vera liberaldemocrazia, quella veramente liberale e quella veramente democratica, in fondo in fondo è di sinistra o quasi. Come se fossimo in USA o UK o nell’Europa della prima metà dell’ottocento. Imbroglioni. Ricattatori. E ignoranti.

9 thoughts on “Perché in Italia un partito liberaldemocratico non può esistere

  1. Cioè non vogliono nessuna destra in assoluto.
    A meno che non sia perdente o asservita.
    Se anche si potesse per magia trasferire quelle destre straniere in Italia, ne direbbero peste e corna comunque.

    1. Esattissimo. Siccome non voglio ingannarla, le dirò che non ci vuole affatto un genio per capirlo. Solo un po’ di schiena diritta.

  2. “centrista di centro”

    Non so perché, ma a me ogni volta che leggo sta cosa del “centrista di centro” (vedi anche Martinazzoli), mi viene sempre da sorridere, insomma mi ridà quel buonumore che l’informazione seriosa, con le sue etichette date a cazzo di cane, distinguo e reticenze, mi toglie.

  3. Succede perché non sempre uno è quel che dice di essere o sta scritto nel suo biglietto da visita. Succede perché spesso si è anzi tutt’altra cosa. Come il Partito Liberal-democratico giapponese, che nei fatti è definibile assai più ragionevolmente un partito conservatore che un partito liberale, soprattutto in termini relativi (alla sua destra non c’è praticamente elettorato). Anche Berlusconi si definisce liberale e leader degli spiriti liberali d’Italia, ma nei fatti è un populista come pochi e un monopolista incallito, cioè le cose più lontane dall’autentica idea liberale.
    Personalmente, negli anni 70-80 ho a lungo votato PLI, specie sotto Zanone. Prima di lui ai vertici del PLI c’era stata gente come Martino, Malagodi o Bozzi (che ho avuto la fortuna di avere come professore di Diritto Pubblico), tutte persone altamente stimabili ed estremamente preparate (magari ad averne oggi di politici di quel calibro), ma che non era per nulla scandaloso definire, col loro stesso permesso, conservatori (laici quanto si voglia, certo), più che dei liberali in senso stretto.
    Eppoi, non diamo eccessiva importanza alle etichette di sinistra-destra. Se tra due c’è uno che sta pacificamente più a sinistra, non c’è un cavolo da fare: l’altro è pacificamente quello di destra. Ma senza che questo debba significare e determinare chissà che.

    1. Approvo in linea di massima il suo ragionamento. Ed è giusto non dare “eccessiva importanza alle etichette di sinistra-destra”. Ciò significa però accettare il significato convenzionale che questi termini hanno, per ragioni di comodità, in un determinato contesto spazio-temporale, Se ciò non succede, allora vuol dire che c’è del marcio in Danimarca…

      1. Accettarne il significato, sì, ma solo in linea di massima, senza che la cosa induca pregiudizi ingenui o, all’opposto, avalli strumentalizzazioni capziose.

  4. Spiegatemi una cosa, nella mia ingenuità ho sempre pensato che l’esistenza di un partito dipenda dal fatto che esista un elettorato con un orientamento politico e con interessi materiali che possono essere intercettati da quel partito, e che esistano uomini politici in grado di mettere in pratica una politica coerente con detto elettorato.
    L’idea che l’azione di avversari politici o mezzi di comunicazione possano impedire l’esistenza di un partito liberaldemocratico mi sembra ridicola, cosa importa se esistono questi fantomatici imbroglioni ricattatori e ignoranti, se in Italia semplicemente senza lisciare il pelo ai parassiti che vivono di spesa pubblica inutile non si vincono le lezioni non è certo colpe delle gazzette della meglio Italia.
    Insomma il vittimismo di chi cerca sempre la colpa delle proprie magagne nelle aventuali scorrettezza degli avversari è assurdo.
    La teoria per cui chi ha idee politiche sgradite debba essere benevolente e accondiscendente nei confronti dei politici a voi graditi è ridicola, i giornali o i politici di sinistra “non vogliono nessuna destra” oppure ne dicono peste e corna?
    E cosa pretendete?
    Volete anche che vengano a pulirvi il sederino dopo la pupù?
    Evidentemente non conoscete i mezzi usati dai partiti e dai media in tutto il resto del mondo civilizzato
    E anche se fosse , se esistesse un partito liberal democratico si presenterebbe alle elezioni e prenderebbe i voti dell’eventuale elettorato liberaldemocratico.
    A meno che siate in grado di dimostrare, senza i soliti piagnistei infantili, che un partito o una fazione può esistere solo se i suoi avversari ne sostengono la stentata sopravvivenza…
    Tutto il resto mi sembra pura masturbazione filosofico-politica astratta dalla realtà.

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